Dice che sono cinico perché quando sento di ventenni che scodinzolano dietro alle commemorazioni dei partigiani mi assale una tristezza pari quasi a quella che coglie Ernesto Galli Della Loggia di fronte alle scolaresche costrette a partecipare a convegni contro la mafia e a crociere per la legalità. Per tre motivi. Il primo è che la storia è storia e la maniera più sana di rapportarsi a essa non è la partecipazione identitaria né il tifo curvaiolo: non avendo nulla contro i partigiani devo altresì notare che come loro sono passati i cromwelliani e i capetingi e gli assirobabilonesi; un ventenne che aderisse oggi agli ideali dei cromwelliani, dei capetingi e degli assirobabilonesi desterebbe in me identica tristezza.
Il secondo motivo è che bisognerebbe trascorrere questa corta vita cercando di passare il tempo in maniera decente e guardando avanti anziché indietro; altrimenti si fa la fine delle università che organizzano tavole rotonde intitolate "Ricordando gli antichi maestri" e poi si lamentano di non ricevere fondi per l'innovazione.
Il terzo motivo è che la retorica della resistenza esercitata in guisa progressivamente manierista dalla sinistra italiana ha avuto l'effetto pratico di non riuscire a creare un concreto e credibile progetto socialdemocratico, preferendo il muro contro muro anche a babbo morto e finendo per compattare intorno a tale contrasto il campo avverso che, fino a vent'anni fa, nemmeno esisteva. Resto infatti convinto che l'apice della rovina sia stato raggiunto con la manifestazione del 25 aprile 1994, quando in reazione agli sfavorevoli risultati elettorali di un mese prima venne convocato un guazzabuglio di partigianesimo e antiberlusconismo che è poi diventato la più diffusa linea identitaria della sinistra italiana contemporanea e che, secondo me, quel giorno fece decidere d'emblée a molti indifferenti di votare Berlusconi per i vent'anni a venire. Reco a mio sostegno due dati di fatto: alle europee di un mese dopo Forza Italia incrementò vertiginosamente la propria percentuale, dal 21 al 30. Inoltre al corteo partecipò Alba Parietti che, annaspando nella pioggia incessante che tormentava i manifestanti, alzò bandiera bianca commentando: "Si vede che Dio è di destra".