giovedì 22 maggio 2014

Beppe Grillo punta molto sullo slogan di essere lui uguale ai suoi elettori, i quali sono a loro volta diversi da una casta proteiforme composta grossomodo da politici, imprenditori, banchieri, professori, magistrati, sacerdoti e giornalisti. Ecco. Mentre lo ascoltavo dal vivo Grillo ha tirato in ballo l'idea che i giornalisti non possano essere liberi perché pagati da editori che hanno degli interessi economici: sintetizzando la sua spericolata argomentazione, e la Fiat, e Montepaschi, e Confindustria, e Berlusconi, e vaffanculo. Grillo sostiene che i giornalisti che lo tacciano di miliardario non vogliano mostrargli la loro dichiarazione dei redditi; che è come sostenere che un giornalista voglia intervistarlo senza rispondere alle sue domande o che un prete voglia confessarlo senza raccontargli i propri peccati o che il cameriere del ristorante non voglia andare a mangiare a casa sua. L’assunto che un giornalista possa essere libero solo se non pagato da un editore presuppone che sia giornalismo indipendente solo quello di siti come Tze Tze, che intende (cito) “svincolarsi dai mainstream media e pubblicare le notizie in funzione dell’importanza attribuita loro dagli utenti”. Vi fornisco una selezione delle notizie indipendenti che vi si trovano al momento in cui scrivo: “Pd contro 5 Stelle: ecco la verità”; “Il deputato 5 stelle scrive a Santoro”; “Comizio 5 stelle vuoto, ecco perché”; “La Rai è finita”; “Vergogna: ecco dove trovano i soldi”; “Incredibile: ecco perché Grillo vola nei sondaggi”; “Scandalo al Tg 5”; “Beccata Pina Picierno”; “Renzi tra la folla a Modena, ma ecco l’imprevisto”. Cari amici grillini, anche se ogni tanto io scrivo sui giornali non sono un giornalista e posso quindi assicurarvi di essere esattamente come voi, per quanto più intelligente. Un editore senza interessi economici non ha soldi e quindi non può pagare. Un giornalista senza editore non è libero, è disoccupato.