lunedì 5 maggio 2014

Ho molto apprezzato il modo in cui l'affaire Genny 'a Carogna è stato gestito dai mezzi di comunicazione italiani, che nella circostanza hanno dimostrato la stessa lucidità dello sguardo di Matteo Renzi in tribuna all'Olimpico. Sempre controcorrente l'informazione di Repubblica, dove oggi Gianni Mura (ma secondo me è colpa del proto) parla di Gerry 'a Carogna, mentre Roberto Saviano ingaggia un lungo ragionamento il cui succo è che non bisognava chiedere il permesso di giocare a Genny bensì a lui.

Ammirevole refuso sul Corriere della Sera, indubbiamente dettato dalla tarda ora e dalla fretta in cui è stato scritto l'articolo in cui si diceva che le famiglie non sarebbero più andate allo stato. Presumo che si trattasse di "stadio" ma non posso sottovalutare le implicazioni di una lettura contrattualistica, hobbesiana, secondo la quale dunque le famiglie a cui non viene più garantita sicurezza dallo Stato non accettano più di farne parte. La rivoluzione americana è iniziata per molto meno.

Non c'è stato iscritto a twitter che non abbia scritto la propria frasetta parodistica su cosa fare col permesso di Genny, dall'andare in bagno a fare santo il Papa, il tutto condito con l'hashtag #ilcapoultrahadeciso. Alle volte mi chiedo se esistessero già i social network nel 1749, quando Ludovico Antonio Muratori definì gli italiani "scimie ridicolose".

Quelli di Firenze hanno fischiato l'inno perché non è più capitale, quelli di Napoli perché non lo è stata mai.

La Rai ha fatto quel che ha potuto. Rimpinzato l'Olimpico di inviati calciologi chiaramente inadeguati all'evolversi degli eventi, ha se non altro (questione di diritti tv) confinato fuori dallo stadio gli inviati d'assalto di Sky Sport, i quali sulla rete all news davano notizie in base al tono dei boati che sentivano provenire da quello che per una volta avevano ben ragione di chiamare catino infuocato.

La soluzione definitiva al problema della violenza negli stadi è stata trovata da Paola Ferrari durante La Domenica Sportiva, teatro di un vibrante dibattito fra chi riteneva che la situazione fosse inaccettabile e bisognasse fare qualcosa e chi invece riteneva che la situazione fosse inaccettabile e bisognasse fare qualcosa. Non appena qualcuno (di solito Gene Gnocchi) esprimeva una qualche opinione sensata riguardo ai troppi interessi collaterali che gravitano attorno al mondo del pallone, Paola Ferrari lo zittiva dicendo che non era vero, raro caso di violenza negli studi; per il resto, la conduttrice si è equamente divisa fra il dare sulla voce e interrompere chi diceva cose con cui lei non era d'accordo e il dare sulla voce e interrompere chi diceva cose con cui lei era d'accordo, specificando di essere o meno d'accordo prima che lo spettatore avesse la possibilità di ascoltare e quindi comprendere il resto del pensiero del parlante. La soluzione finale, unilaterale ma condivisa, è stata di interrompere ex abrupto il dibattito per mettersi a parlare del nuovo film di Giorgio Pasotti, ospite in studio.