domenica 25 maggio 2014

Un'inquietudine dell'animo dannosa per gli Stati è quella di chi gode di molto ozio ma manca di cariche. Tutti aspirano per natura agli onori e alla fama, ma soprattutto coloro che sono meno presi dalla cura per le cose necessarie. Infatti l'ozio li induce in parte a discutere fra di loro della cosa pubblica, in parte a una lettura superficiale di libri di storia, di oratoria, di politica e altri. Di qui accade che si ritengono, per il loro ingegno e la loro dottrina, preparati ad amministrare gli affari più importanti. Ma poiché non tutti sono quello che credono di essere e, anche se lo fossero, non tutti potrebbero essere chiamati ad uffici pubblici, per la loro moltitudine, è necessario che molti restino trascurati. Costoro, ritenendosi insultati, non possono desiderare nulla più di un esito infelice delle decisioni pubbliche, sia per invidia nei confronti di quelli che sono stati preferiti loro, sia nella speranza di emergere. Perciò non è da meravigliarsi se attendono con animo cupido occasioni per introdurre delle novità.

Prima che Beppe Grillo mi accusi di avere infranto il silenzio elettorale tacciando i grillini di essere sfaticati, incompetenti, arrivisti, superficiali, presuntuosi, permalosi e fautori del tanto peggio tanto meglio, ci tengo a specificare che il paragrafo precedente non l'ho scritto io ma Thomas Hobbes. Si trova nel De Cive, seconda parte, dodicesimo capitolo, intitolato per puro caso "Le cause interne che dissolvono lo Stato". Aggiungo che Hobbes non può essere sottoposto a processo sommario online essendo morto nel 1679.