Maracanazo
da Pavia, Svizzera-Ecuador
Comment peut-on être persan? Montesquieu racconta di questi persiani che arrivano a Parigi e trovano i parigini di stravaganza più che straordinaria ma poi, una volta presentati nei salotti, si sentono domandare dai curiosi: “Quindi voi siete persiani? Ma come si fa a essere persiani?”. Ieri, nell’ozioso e frescolino pomeriggio di dormiveglia, poiché non ho più l’età per guardare l’Italia alle due di notte senza rimbambirmi un giorno intero, la famosa citazione dalle Lettere persiane mi ha attraversato la mente mentre stavo pensando a tutt’altro: in realtà, guardando la moscia partita pomeridiana, cogitavo errabondo sul fascino dei nomi di battesimo degli ecuadoregni. C’è un Jefferson, c’è un Edison (dall’ortografia corretta, mica come Cavani), ci sono addirittura un Frickson e un Oswaldo. Presto mi sono accorto però che il vero esotismo stava dove non me lo sarei aspettato, nei cognomi degli svizzeri. Chissà da quale cantone arriva, chissà se dall’Appenzello interno o dalla Turgovia, se dal Vaud o dal Giura, gente che si chiama Burki, Djorou, Rodriguez, Fernandes, Shaquiri, Xhaka, Mehmedi. Pensate al trio di centrocampisti svizzeri del Napoli: i loro nomi di battesimo sono Valon, Blerim e Gökhan. Saranno dell’Uri, dello Schwyz o dell’Unterwalden? Mentre m’interrogavo su cotali misteri Stephan Lichtsteiner, l’unico che in questo barnum multiculti conservi pervicacemente una faccia da montanaro incattivito, aveva rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport in cui auspicava una finale Italia-Svizzera. Diamogliela per buona: facciamo che la Svizzera si qualifica eliminando Ecuador e Honduras e poi fa fuori nell’ordine l’Argentina agli ottavi, il Portogallo ai quarti e l’Olanda in semifinale. Non è difficile. Il pronostico di Lichtsteiner prevede però che o la Svizzera arrivi prima nel girone davanti alla Francia o l’Italia arrivi seconda dietro a questo punto la Costa Rica, altrimenti il tabellone incrocerebbe noi buoni confinanti già in semifinale, per forza. Insomma, c’è questa finalissima e si schiudono due opzioni. O l’Italia vince e allora si scatena il finimondo, la gente festeggia gettandosi nelle fontane, guidando nuda, tingendosi interamente di azzurro, stando in piedi tutta la notte sperando che il sole non sorga mai. Oppure vince la Svizzera. A quel punto in Italia si scatena comunque il finimondo (la nazionale viene accolta a pomodorate in aeroporto, il Pil sprofonda, il governo cade, la Rai chiude, Napolitano muore in un incidente di go kart e Beppe Grillo sposa Casaleggio nel municipio di Livorno) mentre in Svizzera… In Svizzera i festeggiamenti sono incontenibili. Per salvaguardare le fontane viene concesso agli abitanti della fiorente repubblica di scatenare la propria gioia immergendo entrambi i gomiti nei propri lavandini. Caroselli di auto festanti sono ammessi fino a 40 decibel, senza con ciò sforare il limite degli 80 chilometri orari. I bambini sono liberi di infilare le dita nei buchi del groviera. La benzina rincara. Vengono sospese per eccesso di rialzo le azioni di cioccolato fondente e orologi a cucù. A quel punto gli italiani arrivano in Svizzera a sorpresa guidando nudi, balzano nelle fontane sporcando le acque di tinta azzurra e, nel giro di una sola notte insonne, sfasciano tutto pure lì. Niente di tutto questo verosimilmente accadrà in quanto su una punizione noiosa indisturbato salta a segnare Valencia, che di nome fa Enner, mentre i difensori sono lì a domandarsi inani: comment peut-on être suisse?