Sant'Antonio, in teoria ho una lista di cose pronte da chiederti oggi in virtù del nostro rapporto di grande confidenza:
- soldi, non necessariamente lavorando ma, se proprio è necessario, sono anche disposto;
- che mi passi la sciatica, anche a patto di farmela tornare così come oggi quando avrò un'età più confacente;
- che nessuno mi tratti mai come l'arbitro Nishimura ha trattato la Croazia;
- una cosa che non posso dire perché è frivola, se non zozza, e temo che non ricada sotto la tua giurisdizione;
- di tornare a essere più dinamico, come ai tempi in cui il 13 giugno per farti piacere pigliavo il treno e andavo appositamente a Padova a guardare la processione del Santo, mentre ora già attraversare la strada o mi stanca o mi annoia.
Oggi non chiederò in grazia niente di tutto ciò. Guardando la tua statua mi è venuto in mente che la tradizionale iconografia ti consegna fra le braccia Gesù Bambino e questo viene tradizionalmente interpretato come una ricompensa, un premio: sei talmente santo da meritare di accudire Cristo nel momento in cui è più indifeso. Mi sono ricordato però di Etty Hillesum che nel campo di concentramento di Westerbork, mentre tutti pregavano Dio di non abbandonarli, si arrabbiava e cercava di convincerli che erano piuttosto loro a non dover abbandonare Dio - tanto che nel momento di partire per Auschwitz scrisse una lettera assicurando agli amici: "Dio è in buone mani". Ho quindi dedotto, poiché ragiono pure davanti alla tua statua, che per te il procedimento è stato contrario rispetto a quanto comunemente si crede: essendo stato capace di accudire Cristo nel momento in cui era più indifeso, allora hai meritato di essere talmente santo. Noi quindi preghiamo i santi perché ci mettano sotto la protezione di Dio, mentre dovremmo pregarli di renderci in grado di proteggerlo. Amen.