venerdì 12 dicembre 2014

Mi arriva da Oxford il biglietto di auguri meglio illustrato della mia vita - fatto salvo il dettaglio che, provenendo dall'Inghilterra, fa gli auguri di Natale senza mai menzionare il Natale per timore di offendere in qualche modo me o una qualsiasi altra minoranza che possa fugacemente gettare lo sguardo sul mio biglietto - e subito provvedo a diffonderlo presso persone che non condividono il mio entusiasmo iconografico e mi chiedono: ma di chi è la sagoma ritratta? di un vecchio generico? di un prete? di Scrooge? Con contenuta delusione spiego trattarsi di Voltaire, riconoscimento che per me è intuitivo e immediato avendo trascorso gli ultimi anni di vita a lavorare trasformando in denaro le sue parole ma che per il resto del mondo, posso arguire, è a dir poco arduo se non del tutto indifferente. A quel punto qualcuno mi domanda: ma scusa, nella mia ignoranza, da cosa si dovrebbe riconoscere che si tratta di Voltaire?

La domanda è epistemologicamente interessante. Da cosa si capisce che Voltaire è Voltaire? E, per estensione, da cosa si capisce che la Gioconda è la Gioconda? Si tratta del volto ritratto più famoso al mondo (la Gioconda, non Voltaire) ma nessuno di noi ha mai visto in faccia la Gioconda vera, quindi nessuno può dire che il ritratto di Leonardo sia somigliante; possiamo tutt'al più accontentarci di dire che determinate riproduzioni della Gioconda sono più o meno somiglianti al ritratto di Leonardo, e riduttivamente diciamo che quelle riproduzioni sono più o meno somiglianti alla Gioconda. Lo stesso con Voltaire. Il paradosso è che sappiamo che la silhouette è di Voltaire perché l'autore dichiara che sia Voltaire; e accettiamo che sia davvero Voltaire perché somiglia ad altri quadri i cui autori hanno dichiarato che il soggetto ritratto fosse Voltaire. Ma Voltaire com'era? Non lo sappiamo. E se un domani un miracoloso ritrovato della scienza e della tecnica dovesse consentirci di ricostruire con approssimazione quasi nulla il vero volto di Voltaire sulla base di qualche ossicino superstite, con ogni probabilità scopriremo che non gli somiglia per niente.

Per fortuna nessuno fino a ora mi ha domandato di chi è la sagoma che si intravede sulla croce.