mercoledì 1 luglio 2015

Racconta Svetonio nelle Vite dei Cesari (e lo riferisce anche lo splendido Raffaele La Capria in Capri e non più Capri, che Mondadori pubblicò nel '91) che un lontano giorno un pescatore campano si presentò davanti a Tiberio per omaggiare a sorpresa l'imperatore con una triglia lucente e fresca. Tiberio però riteneva l'irraggiungibilità dell'imperatore più sacra di qualsiasi omaggio quindi per punizione fece strofinare la triglia da un energico servo sul viso del visitatore importuno, così imparava. Mi è tornato in  mente l'episodio ieri sera quando ho notato che un politico aveva ritwittato un'ingiuria ricevuta da un anonimo insultatore; non sapendo se il politico l'avesse resa pubblica per masochismo o per dileggio, o per certificare la propria sopravvenuta fama, sono andato a spulciare il profilo dell'anonimo notando che la perizia e la dedizione con cui s'industria quotidianamente nell'oltraggiare personaggi pubblici rasenta il professionale. Ha una predilezione per Maurizio Gasparri, col quale intrattiene un dialogo degno di Alfred Jarry resosi ormai sofisticato pur nella totale assenza di risposte, nonché per Angelino Alfano, del volto del quale propone un utilizzo alternativo per cui sarebbe più funzionale la liscia ceramica, mentre alle esponenti del governo in carica (pur non dimentico del breve mandato di Federica Mogherini) rivolge inviti per attività alternative alla politica che, benché potenzialmente gradevoli, denotano una certa confusione col talento di Sara Tommasi, alla quale sovente indirizza vituperi complimentosi dai confini sfumati scagliandosi invece con acrimonia e gelosia incontenibili contro il suo partner che sfida a chi pippa più piste pur ammonendolo che la droga distrugge il cervello. A Cécile Kyenge si limita a ripetere "Hai rotto il cazzo" a intervalli regolari. Ogni volta che si rivolge a un esponente politico, inoltre, l'anonimo ha cura di inviare il tweet in copia carbone anche all'account ufficiale del partito in cui milita l'oltraggiato. Ebbene, l'imperatore Tiberio essendo morto nel 37 d. C. non dispone di un account twitter come invece un Obama qualsiasi; suppongo tuttavia che sarebbe stato ben capace di reagire da par suo. Tanto per dire: quando il pescatore, cessato finalmente il tormento e mandato via con il viso pieno di squame, ebbe la brillante idea di commentare "Meno male che non gli ho regalato un'aragosta", l'imperatore se ne fece portare una repente e provvide a farla sfregare sul malcapitato fino a che il viso non divenne una maschera di sangue. Così riuscì nell'intento di preservare la sacralità dei governanti con una frase - "Portate l'aragosta", "Marinam locustam ferte" - molto molto più breve di 140 caratteri.