mercoledì 12 agosto 2015

C'è quel racconto di Aldo Palazzeschi in cui (mi pare) un inglese va in Egitto per una spedizione archeologica con la moglie e un coccodrillo poco educato se lo pappa. La moglie allora presenta le proprie rimostranze al coccodrillo offrendogli un matrimonio riparatore; il coccodrillo accetta di buon grado e si trasferisce con lei in Toscana, dove si piazza sulla sedia a dondolo a leggere il giornale in tweed mentre fuma la pipa. Una lucertola vedendolo riconosce in lui un lontano parente e gli domanda cosa faccia conciato a quel modo. "Non lo vedi? Faccio l'inglese". Così anch'io al mattino leggo il giornale cercando di camuffarmi il più possibile perché vado a farlo da Savino, lo storico bar italiano di Cambridge che ha il pregio di vendere caffè Illy quindi viene frequentato da inglesi che se ne intendono, tanto che è sempre pieno e arrivano sempre persone che finiscono per chiedermi se possono sistemarsi sulle sedie vuote del mio tavolino; poiché io non amo il reducismo evito di prendere le copie tentatrici del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport (del giorno prima, si capisce) ma leggo con sussiego il Guardian e poi sfoglio rapidamente il Telegraph, il Times e l'Independent in ordine decrescente d'importanza e di necessità. Faccio l'inglese talmente bene che ieri il signore col tweed e la moglie che condividevano il mio tavolino nell'atto di andarsene mi hanno sussurrato con fare cospiratorio: "Lei è italiano? Anche noi".