sabato 6 febbraio 2016

Su Pagina 99, il quotidiano del weekend in edicola ogni sabato, c’è una peculiare rubrica di enigmistica in cui i traduttori di Finnegans Wake, Enrico Terrinoni e Fabio Pedone, chiedono ai lettori di tradurre grossomodo in italiano, individualmente e insindacabilmente, tre righe del capolavoro estremo di James Joyce, che dal 1939 aspetta di essere completato nella nostra lingua (la Mondadori ce la sta facendo, per fortuna, con un’edizione epica). La scorsa settimana il passo prescelto era:
Pity poor whitehoath! Dear gone mummeries, goby! Tell the woyld I have lived true thousand hells. […] Pity poor Haveth Childers Everywhere with Mudder! (535.27-28 e 34-35)

L’ho tradotto io. Il risultato, che trovate anche in edicola, denota un certo ritmo:
Compartite un po’ verissimo testecandido inguaildato! O scarsa pietà con cavilli antiqui, parola mima, mammificati a celtinaia. Trivelate al mondo li veri infermi in cui convesso che ho vissuto. […] Compartorite la poverità di Haverete Cucciolatere Evunque, con am-mam-mazzamenti!

Premetto che non ci sono refusi, come potete controllare sulla foto sottostante. La questione è che tradurre Finnegans Wake alla lettera è follia e noia, perché ogni parola è un caleidoscopio di significati che svaniscono prima ancora che si sia finito di ammiccarci, quindi per renderlo in un italiano accettabile è necessario riprodurne il senso generale per mezzo di calembour differenti da quelli escogitati dall’autore. È d’altronde risaputo che lo spirito vivifica mentre la lettera uccide.



Finnegans Wake ha alcuni leitmotiv che tornano insistentemente per tutte le 628 pagine: la paternità e la maternità, l’incesto, la cecità, il processo, la balbuzie, la condanna e la risurrezione; con insistenza riemerge l’acronimo HCE sparso su una caterva di citazioni implicite dagli autori più disparati, non sempre cristalline. Anche nelle tre righe qui sopra appaiono dei temi ricorrenti sulla brevissima distanza: la vecchiaia, la malattia, il giuramento, la compassione, Oscar Wilde, il mondo e la parola (world / word), l’assassinio, l’inferno. Pretendere di tradurre mantenendo questi temi nel punto esatto in cui si trovavano nel breve originale avrebbe sterilizzato i giochi di parole italiani, appesantito il testo e portato forse alla chiusura definitiva di Pagina 99. Per il bene di tutti ho preferito rimescolare le carte e mantenere vivi tutti i temi così (fra parentesi i riferimenti al testo originale):

Compartite: compatite (pity); parti in causa (faccio derivare questo e tutti i termini legali dalla fugace apparizione del giuramento, oath)
Un po’ verissimo: un poverissimo (poor); verità (true)
Testecandido: teste, testimone; testa bianca (white head); candore dell’innocente
Inguaildato: inguaiato (poor); Wilde (pron. Guaild)
O scarsa pietà: Oscar; pietà (pity)
Con cavilli antiqui: cavilli; concavo; antichi (nel senso di andati, goby); anti-qui nel senso di non qui ma altrove (ossia andarsene salutando: goby come go by e goodbye)
Parola mima: parola mia; mimo (mummeries)
Mammificati: mamma; mummificato (mummeries)
A celtinaia: a centinaia (difettivo per mille, thousand); celti; Robert Erskine Childers, nazionalista irlandese
Trivelate al mondo: rivelate (tell); trivellate (l’inferno si trova sottoterra); coprite con tre veli (omofonia fra tre e true); mondo (woyld)
Li veri infermi: i veri inferni (true hells); infermità; vermi (sottoterra); radice liv di lived e del nome Livia che è la protagonista femminile di Finegans Wake
In cui convesso che ho vissuto: ho vissuto (lived); convesso
Compartorite: compatite (pity); partorire (leitmotiv della maternità: haweth childers nel senso di have children, mudder nel senso di mother)
La poverità: povertà (poor); verità (true)
Di Haverete Cucciolatere Evunque: acronimo HCE; avrete figli ovunque (Haweth Childers Everywhere); vere (true); in ogni luogo (qui e altrove) e in ogni evo; Eva (madre universale); cucciolate; la cagna che allatta i cuccioli si corica su un lato (in latino latere)
Con am-mam-mazzamenti: ammazzamenti, omicidi (mudder nel senso di murder); mamma (mudder  nel senso di mother); balbuzie.

Alcune soluzioni funzionano, altre meno. Poiché ogni traduzione fa perdere qualcosa, figuriamoci in questo caso, mi sono permesso di compensare aggiungendo riferimenti che nell’originale mancavano. Joyce era un poeta esule, come il Pablo Neruda di Confesso che ho vissuto, nonché un poeta costretto per un periodo a fare un lavoro ingrato per mantenersi, come l’Ariosto (“O gran bontà dei cavalieri antiqui”); inoltre, non vedendoci, utilizzava spesse lenti che giustificano la forzatura sul calembour concavo/convesso. Il riferimento al Candido di Voltaire è in omaggio, tenetevelo.