Su Pagina 99, il quotidiano del weekend in edicola ogni
sabato, c’è una peculiare rubrica di enigmistica in cui i traduttori di Finnegans Wake, Enrico Terrinoni e Fabio
Pedone, chiedono ai lettori di tradurre grossomodo in italiano, individualmente
e insindacabilmente, tre righe del capolavoro estremo di James Joyce, che dal
1939 aspetta di essere completato nella nostra lingua (la Mondadori ce la sta
facendo, per fortuna, con un’edizione epica). La scorsa settimana il passo
prescelto era:
Pity poor whitehoath! Dear gone mummeries,
goby! Tell the woyld I have lived true thousand hells. […] Pity poor Haveth Childers Everywhere with Mudder! (535.27-28
e 34-35)
L’ho tradotto io. Il risultato, che trovate anche in
edicola, denota un certo ritmo:
Compartite un po’
verissimo testecandido inguaildato! O scarsa pietà con cavilli antiqui, parola
mima, mammificati a celtinaia. Trivelate al mondo li veri infermi in cui
convesso che ho vissuto. […] Compartorite
la poverità di Haverete Cucciolatere Evunque, con am-mam-mazzamenti!
Premetto che non ci sono refusi, come potete controllare sulla foto sottostante. La questione è che tradurre
Finnegans Wake alla lettera è follia
e noia, perché ogni parola è un caleidoscopio di significati che svaniscono
prima ancora che si sia finito di ammiccarci, quindi per renderlo in un
italiano accettabile è necessario riprodurne il senso generale per mezzo di calembour
differenti da quelli escogitati dall’autore. È d’altronde risaputo che lo
spirito vivifica mentre la lettera uccide.
Finnegans Wake ha alcuni leitmotiv che tornano insistentemente
per tutte le 628 pagine: la paternità e la maternità, l’incesto, la cecità, il
processo, la balbuzie, la condanna e la risurrezione; con insistenza riemerge l’acronimo
HCE sparso su una caterva di citazioni implicite dagli autori più disparati,
non sempre cristalline. Anche nelle tre righe qui sopra appaiono dei temi
ricorrenti sulla brevissima distanza: la vecchiaia, la malattia, il giuramento,
la compassione, Oscar Wilde, il mondo e la parola (world / word), l’assassinio,
l’inferno. Pretendere di tradurre mantenendo questi temi nel punto esatto in
cui si trovavano nel breve originale avrebbe sterilizzato i giochi di parole italiani,
appesantito il testo e portato forse alla chiusura definitiva di Pagina 99. Per
il bene di tutti ho preferito rimescolare le carte e mantenere vivi tutti i
temi così (fra parentesi i riferimenti al testo originale):
Compartite: compatite
(pity); parti in causa (faccio
derivare questo e tutti i termini legali dalla fugace apparizione del giuramento,
oath)
Un po’ verissimo:
un poverissimo (poor); verità (true)
Testecandido:
teste, testimone; testa bianca (white
head); candore dell’innocente
Inguaildato:
inguaiato (poor); Wilde (pron. Guaild)
O scarsa pietà:
Oscar; pietà (pity)
Con cavilli antiqui:
cavilli; concavo; antichi (nel senso di andati, goby); anti-qui nel senso di non qui ma altrove (ossia andarsene
salutando: goby come go by e goodbye)
Parola mima:
parola mia; mimo (mummeries)
Mammificati:
mamma; mummificato (mummeries)
A celtinaia: a centinaia
(difettivo per mille, thousand);
celti; Robert Erskine Childers,
nazionalista irlandese
Trivelate al mondo:
rivelate (tell); trivellate (l’inferno
si trova sottoterra); coprite con tre veli (omofonia fra tre e true); mondo (woyld)
Li veri infermi: i
veri inferni (true hells); infermità;
vermi (sottoterra); radice liv di lived e del nome Livia che è la protagonista femminile di Finegans Wake
In cui convesso che ho
vissuto: ho vissuto (lived);
convesso
Compartorite:
compatite (pity); partorire
(leitmotiv della maternità: haweth
childers nel senso di have children,
mudder nel senso di mother)
La poverità:
povertà (poor); verità (true)
Di Haverete
Cucciolatere Evunque: acronimo HCE;
avrete figli ovunque (Haweth Childers
Everywhere); vere (true); in ogni
luogo (qui e altrove) e in ogni evo; Eva (madre universale); cucciolate; la
cagna che allatta i cuccioli si corica su un lato (in latino latere)
Con am-mam-mazzamenti:
ammazzamenti, omicidi (mudder nel
senso di murder); mamma (mudder nel senso di mother); balbuzie.
Alcune soluzioni funzionano, altre meno. Poiché ogni
traduzione fa perdere qualcosa, figuriamoci in questo caso, mi sono permesso di
compensare aggiungendo riferimenti che nell’originale mancavano. Joyce era un
poeta esule, come il Pablo Neruda di Confesso
che ho vissuto, nonché un poeta costretto per un periodo a fare un lavoro
ingrato per mantenersi, come l’Ariosto (“O gran bontà dei cavalieri antiqui”);
inoltre, non vedendoci, utilizzava spesse lenti che giustificano la forzatura
sul calembour concavo/convesso. Il riferimento al Candido di Voltaire è in omaggio, tenetevelo.