(#CameronGo è stato già detto?)
Volendo, potrei vantarmi di avere scritto più di sei anni fa, il 17 febbraio 2010, quello che credo essere stato il primo articolone espressamente dedicato a Theresa May da un giornale italiano, di cui non c'è traccia online ma solo negli archivi del Foglio - oppure in biblioteca: andarci, di tanto in tanto, non guasta.
Essendo tuttavia notoriamente modesto, mi limito a ripercorrere gli anni di Cameron con tre articoli. Il primo è dedicato al giorno in cui fece agli altri ciò che oggi stanno facendo a lui, ossia sostituire a Downing Street il primo ministro uscente, il tragico Gordon Brown.
Segue la lunga analisi dell'ideologia di Steve Hilton, il consigliere che aiutò a svecchiare l'immagine dei Tory e a tradurre le polverose teorie settecentesche di Edmund Burke nello slogan moderno dell Big Society, ottenendo come risultato più estremo una copertina dell'Economist che raffigurava Cameron con una cresta punk.
E infine quella volta che, altro che Brexit, in un discorso magistrale Cameron fucilò il facile multiculturalismo di chi non deve governare ma solo fare opposizione.