“Con la P: film del ’59 con Marlon Brando?”
“Pavia, stazione di Pavia.”
(Gerry Scotti e Damiano Latella a Passaparola)
La Lombardia è la regione più efficiente d’Italia.
Poniamo che voi siate me e dobbiate andare a Milano per una presentazione (che si rivelerà spettacolare, peraltro, con Franco Loi che commenta e Sandro Bajini che legge con inflessione sorniona alcuni poemetti di Carlo Porta dall’antologia Hoepli appena curata da Gino Cervi – accattateville, c’è pure il cd!). Poniamo che la presentazione sia alle 18 e che possiate prendere comodamente il regionale delle 17:03 che vi consente di essere in Stazione Centrale alle 17:37 e dopo di che recarvi con tutto comodo in Duomo via metrò itterico e di lì arrivare passeggiando in via Ulrico Hoepli dopo che i tre passanti interpellati sull’ubicazione vi avranno dato ciascuno una risposta differente.
La Lombardia è la regione più efficiente d’Italia.
Poiché siete persone puntuali e fuggite il ritardo come nulla mai, vi presentate in stazione venti minuti, no, un quarto d’ora, no, diciassette minuti e mezzo prima della partenza del treno, così da poter fare con estremo comodo il biglietto. Civilmente, vi mettete in coda e attendete. Attendete. Attendete.
La Lombardia è la regione più efficiente d’Italia.
Attendete ma la fila non avanza di un metro. La stazione di Pavia è dotata di quattro sportelli umani per l’emissione di biglietti, a cui si aggiungono due macchinette automatiche. Essendo degli umanisti, optate per gli sportelli umani; ma due dei quattro sono chiusi, e i restanti sono in possesso a persone più calme di un barcaiolo morto e pagato a ore. Tuttavia attendete il vostro turno con fiducia, tanto alla partenza del treno mancano ancora diciassette minuti, no, dodici, no, sette, no, due. Iniziate ad accettare scommesse sul vostro destino e a controllare nervosamente gli orari dei treni successivi i quali hanno due caratteristiche: essendo degli Intercity costano il doppio (pur impiegando esattamente lo stesso tempo di percorrenza, mistero della fede) e vi consentono di arrivare alla presentazione con un ritardo compreso fra i la mezz’ora e i due giorni.
La Lombardia è la regione più efficiente d’Italia.
Quando alla partenza del treno delle 17:03 manca talmente poco che già è stata annunziata la sua incombenza, con mossa sparigliatrice e berlusconiana decidete di abbandonare la fila, alcuni componenti della quale sono nel frattempo morti di vecchiaia, e di precipitarvi alle macchinette automatiche, che per fortuna sono entrambe libere. Troppo libere. Sospettosamente libere.
La Lombardia è la regione più efficiente d’Italia.
Una delle due macchinette, infatti, reca l’avviso mortuario: “Sportello Chiuso”. Manca il corollario: “cazzi vostri” ma poco male, visto che c’è l’altra. Chi non le abbia mai provate dovrebbe quanto prima: si ha davanti uno schermo al plasma toccando reiteratamente il quale ottenete risultati contrari a quelli che vi prefiggete; è possibile pagare con carta di credito, bancomat, assegni, preziosi, oro a 24 carati, porzioni varie del corpo umano e vaghe promesse di saldare il conto sabato prossimo – tutto insomma che non sia denaro contante, che la macchina rifiuta con nobiltà sconosciuta all’umano genere.
La Lombardia è la regione più efficiente d’Italia.
Io ho un naturale pudore economico che mi rende scettico di fronte agli acquisti virtuali, ossia a comprare ciò che non posso toccare pagando con soldi che non posso vedere; ma in onore di Carlo Porta, di Franco Loi, di Sandro Bajini e di Gino Cervi decido di estrarre dal portafoglio la carta di credito. Palpando lo schermo a casaccio seleziono fortuitamente la destinazione, l’orario, la tariffa; dopo di che la macchinetta infernale torna alla schermata d’esordio chiedendomi in che lingua desidero che mi parli. È il tilt.
La Lombardia è la regione più efficiente d’Italia.
Ma poiché di fronte a Carlo Porta, e a tutti i signori citati in precedenza, non potrei fermarmi di fronte a nulla, con gesto eroico decido di salire sul treno senza biglietto; ma poiché si ha un bel dire che in Italia i servizi non funzionano se poi si viaggia nascosti per mezz’ora nei cessi onde evitare il controllore, dritto come un fulmine mentre la locomotiva si rimette in modo vago fra gli scompartimenti alla ricerca del capotreno, finché non trovo qualcuno che gli assomigli.
La Lombardia è la regione più efficiente d’Italia.
Al che gli spiego che sono appena salito, a Pavia, dove le persone in fila sono state trasformate in stalagmiti e dove le macchinette automatiche devono essere d’ascendenza francese poiché in sciopero generale. Il capotreno risponde che è evidentemente colpa mia. Protesto che io ho passato metà pomeriggio a tentare di comprare un biglietto per Milano, e che avendo fallito ciò nondimeno una volta sul treno sono corso a cercarlo immantinente per regolarizzare la mia posizione di fronte alla giustizia umana e divina. Pondero se infilare come captatio benevolentiae geografica pure un discorso d’elogio per Carlo Porta, Franco Loi, Sandro Bajini e Gino Cervi, ma scarto l’ipotesi in quanto mi suona ridondante.
La Lombardia è la regione più efficiente d’Italia.
Il capotreno come da regolamento emette il tagliando da Pavia a Milano al costo di due euro e novantacinque, ai quali aggiunge cinque euro di ricotta per il servizio di biglietteria sul vagone. Io pago e ammiro l’efficienza lombarda, che escogita il blocco delle file e lo scassamento delle macchinette per estorcere a chiunque abbia degli impegni (e quindi degli orari da rispettare, e quindi qualcosa da fare nella vita che non sia la coda agli sportelli della stazione di Pavia) il triplo di quello che avrebbero pagato se le file si fossero mosse, se le macchinette avessero funzionato. Dopo di che mi sistemo in prima classe e quando, due minuti dopo, il capotreno passa a mo’ di controllore e sta per dirmi che il biglietto da lui emesso è valido per la seconda classe e non per la lussuosissima in cui sono assiso, si trattiene dal farlo e resta con la bocca mezza aperta solo perché legge nel mio sguardo un bagliore luciferino: che con l’occhio destro rimugina come gli abbia appena dato sedicimila lire per un tragitto di trenta chilometri in una caffettiera sfrigolante, e con l’occhio sinistro gli augura vivamente che finiscano tutte spese in medicine.
(Nonostante l’enciclopedica cultura dell’amico Damiano, il film con Marlon Brando del 1959 è Pelle di Serpente.)
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