Di chi fidarsi, se non del Papa?
e, se cedeva quella pietra angolare
su cui poggiava la Chiesa,
più nulla meritava di esser vero.
(André Gide)
e, se cedeva quella pietra angolare
su cui poggiava la Chiesa,
più nulla meritava di esser vero.
(André Gide)
È evidente che lo Spirito soffia dove vuole, e non soltanto in diretta tv sfogliando in varia guisa l’evangelario posato sulla bara di Giovanni Paolo II, per poi richiuderlo platealmente al termine dell’omelia di Ratzinger allora cardinale. Era il vento, si dirà; ma non ci credo. Così come non ritengo che sia vento e basta (il solito vento, aerofagia letteraria, che gonfia una buona percentuale dei libri nostrani, basti entrare in una qualsiasi libreria – meglio se Feltrinelli) a spirare dalle pagine dell’ultima raccolta di articoli di Camillo Langone, edita da Marsilio: La Vera Religione spiegata alle ragazze. Anzi: nonostante già avessi letto questi dodici articoli in forma epistolare sulle pagine del Foglio nei mesi scorsi, a rileggerli tutti in fila è aumentata la sorpresa; pur sapendo perfettamente cos’era scritto in ciascuna lettera, l’organicità con la quale si susseguono in un’ora e mezza di lettura continuativa è a dir poco emozionante, e mi rende (caso raro) oggettivamente difficile parlarne. Non l’avrei mai creduto.
Già le parole del titolo, abitualmente macroscopico negli Specchi della Marsilio, pesano ciascuna come macigni. La Vera Religione, innanzitutto: a fugare ogni dubbio che ve ne possano essere altre che non siano il Cattolicesimo e nello stesso tempo a lasciare sottintesa la sua identità, senza bisogno di specificarla in un tempo in cui perfino le chiese sembrano nutrire dei dubbi, se ogni venerdì si trasformano in moschee, e in cui l’obiezione più ritrita che può essere avanzata da caterve di persone che si credono particolarmente intelligenti (senza esserlo, nella maggior parte dei casi) è che la vera religione è sì il Cattolicesimo per i cattolici, ma lo è anche il protestantesimo per i protestanti, l’induismo per gli induisti, l’animismo per gli animisti e lo scientologismo per Tom Cruise. Fregnaccia immane che ripugna tanto all’istinto quanto alla retta ragione: una religione è vera mentre le altre sono posticce come una Ferrari cinese, e in questo variopinto panorama il Cattolicesimo spicca come la Settimana Enigmistica, che vanta innumerevoli tentativi (falliti) di imitazione.
Quindi spiegata: termine che rende l’idea del costante atteggiamento di apertura, partecipazione e condivisione che è proprio del Cattolicesimo (in ragione del quale chi possiede un bel dono ha l’obbligo di moltiplicarlo dividendolo) ma che travolge anche, crudelmente, il muro di superiorità intellettuale di chi non crede, di chi crede solo fino a un certo punto, di chi crede a Sai Baba ma non a Ratzinger: muro eretto con mattoni e mattoni di istruzione distorta, falsa cultura, e tenuto insieme con chili di calce indebitamente presuntuosa. Le spiegazioni di Langone, semplici, veementi, cristalline e tendenzialmente inconfutabili – rivolte a signorine combattive che non hanno intenzione di farsi spiegare un bel niente – abbattono questo muro eretto sulla sabbia con la facilità irrisoria del lupo che soffia via la casa dei tre porcellini.
Delle tre porcelline, anzi, visto che la spiegazione è diretta esclusivamente alle ragazze: specificazione figlia di Algarotti (Il Neutonianesimo per le Dame, 1737) che al contempo è soavemente maschilista, lievemente paterna e perpetuamente innamorata (presumo che né Langone né altri vorrebbero mai convertire barbosi professori soprappeso). Introduce infatti un’asimmetria argomentativa che è la cifra di tutto il volume; basti citare la dimostrazione inoppugnabile che ognuno, e di conseguenza ogni ragazza, dovrebbe portare la croce al collo: l’autorità di San Paolo (“Non vi sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo”, Galati 6, 14), la certezza che la croce non serve tanto ai santi quanto ai peccatori (Angelo Scola, patriarca di Venezia: “Se io dovessi aspettare di essere perfetto per testimoniare, non testimonierei mai. Invece paradossalmente anche il più grande peccatore può testimoniare. Non si comunica sé stessi, ma il grande dono ricevuto da Gesù”), infine l’annosa questione del crocifisso infilato in una zona erogena (che Langone risolve brillantemente in prima persona: “Credo che parecchie volte si intreccino le due motivazioni: l’orgoglio per le tette e l’affidamento a Cristo; ne hanno bisogno, le tette durano poco”). D’altra parte lo stesso cardinal Lambertini, due secoli e mezzo fa, scorgendo una croce di zaffiri su un panorama altrettanto prezioso espresse il desiderio di poter spirare su quel calvario; il che non gli impedì di diventare l’ottimo papa Benedetto XIV.
Questo della croce al collo è solo uno dei dodici temi che Langone affronta, uno per lettera. Gli altri – la necessità di battezzarsi, i Dieci Comandamenti, il valore del presepe, la presenza alla Messa, l’ascolto del Papa, la fede nella Santissima Trinità, l’amore fisico e quello cristiano, la natura della preghiera, la preminenza della musica sacra, la santificazione delle feste e la venerazione della Madonna – corrispondono informalmente alle quattro sezioni del Catechismo: la lex credendi, che illustra i pilastri della dottrina; la lex orandi, che relaziona l’uomo con Dio; la lex celebrandi, che testimonia la presenza di Dio fra gli uomini; infine la lex vivendi, che regola l’esistenza quotidiana mostrando cosa distingue un Cattolico dal resto del mondo.
Lo Spirito soffia proprio dove gli pare, e non deve stupire che un libro del genere, saldamente ancorato sulla Bibbia, sul Catechismo, sulla parola del Papa e sugli studi teologici (ossia testi sui quali tutti berciano senz’averli mai letti, soprattutto le persone istruite e troppo intelligenti per dirsi cattoliche) – nonché su un disarmante buon senso e su limpide considerazioni altamente spiazzanti – sia frutto della stessa mano che qualche anno fa produsse Scambio Coppie con Uso di Cucina. La chiave de La Vera Religione è la caduta di ogni velo di ipocrisia, e la testimonianza consapevole che non sarà un Negroni troppo carico o una signorina troppo scosciata, per quanto piacevoli entrambi, a far perdere di vista la netta distinzione fra bene e male.
La saldezza dottrinale del volume (non mi risulta che qualche vescovo abbia protestato) e la sua schiettezza argomentativa sono sufficienti a non lasciarlo lettera morta. Bisognerebbe che ogni maschio cattolico italiano decidesse di stanziare centoquarantaquattro euro per acquistare dodici copie (a dodici euro ciascuna) da regalare a dodici amiche variamente refrattarie. Bisognerebbe anzi che ogni maschio cattolico italiano alfabetizzato prendesse carta e penna o accendesse il computer per scrivere dodici lettere su temi residui ad altrettante signorine riottose, non importa se già cattoliche o non ancora, poiché la testimonianza non è mai troppa né la fede è mai abbastanza, come testimonia il gran traffico epistolare che conclude il Nuovo Testamento. Non importa quanto si sia bravi nella bella prosa o quanto ci si senta portati all’argomentazione: in più passi della Bibbia è scritto di non temere e di non stare a prepararsi gran discorsi, quando serve lo Spirito provvede a trovare le parole giuste sull’istante. L’importante è che non pretendiate di pubblicarle.
Di là dal soccorso innegabile dall’alto, senza il quale la lettura filata delle dodici lettere non tramortirebbe gli animi, Langone ha dalla sua l’ottima prosa e la virulenza argomentativa, la cura formale che rende un testo degno di essere stampato rispetto ad altri di contenuto simile. A voler anticipare il senno di poi, è molto probabile che La Vera Religione segni il salto di qualità che può condurlo nel ristretto novero di grandi apologeti postmoderni celebri per la qualità della loro scrittura, nonché (specularmente) dei grandi scrittori meglio valorizzati dalla carica apologetica, come G.K. Chesterton o C.S. Lewis per intenderci. La totale assenza (o quanto meno l’ardimentosa reperibilità) de La Vera Religione dagli scaffali della Feltrinelli di Pavia è un’ulteriore conferma, fra i fumi di Satana, che si tratta di un libro bello e saggio, tanto edificante per i fedeli quanto pericoloso per gli avversari. E io devo ancora andare a comperare un crocifisso da mettermi al collo indegno.
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