Lui sarà candido e magno, io sarò piccolo e nero, ma nella faccenda del Papa che prima viene invitato alla Sapienza e poi viene invitato a non andarci più ravviso delle congrue somiglianze con i privati fatti miei. (Lo so, sono megalomane). Un giorno, qualche mese fa, ero stato contattato dal nulla per prendere parte a un’antologia di racconti a tema, sul sonno. Lì per lì avevo tentennato, non avendo tempo di scrivere un racconto nuovo di zecca, ma i contattatori mi avevano assicurato che avrei potuto proporne uno già scritto, se non era già stato pubblicato altrove. Poiché non mi pubblica mai nessuno, ho acconsentito spedendo un lungo racconto che avevo composto tempo prima, e mi sono messo il cuore in pace. Passa del tempo e li dimentico del tutto. A un certo punto vengo ricontattato e mi viene detto che il mio racconto va bene, come no, ma preferirebbero che lo sostituissi con un altro. Ribadisco che non ho tempo di scriverne (bene) uno nuovo, tanto più con la rapidità su cui contano i contattatori, ma loro insistono che sicuramente ho già un racconto sul sonno, pronto da qualche altra parte. In effetti ce l’ho, e glielo spedisco. Passa del tempo e li dimentico più di prima. Ieri mattina vengo contattato, alfine, con la notizia che l’antologia è pronta, e che si può prendere visione del sommario. Scorro rapidamente la lista degli autori ma, più incuriosito dalla presenza altrui che dalla mia, non vi cerco la fatale G. Se non che, riflettendo, mi accorgo di non aver scorto le due paroline di sette lettere ciascuna, l’Antonio e il Gurrado ai quali sono talmente affezionato. Rileggo con calma un nome per volta. C’è Tizio, c’è Caio, soprattutto c’è Sempronio fa parte di tutte le antologie giovanili da una ventina d’anni abbondante. Gurrado non c’è. Rileggo una terza volta per maggior sicurezza, ripenso ai calorosi inviti dei contattatori ma non me ne dispiaccio più di tanto; più che altro mi irrito, e il mio primo istinto è quello di telefonare al Papa (ah! se solo sapessi il numero) per rassicurarlo: “Li lasci perdere, Santo Padre; è tutto tempo perso, tutta fatica sprecata”.
Proverbi 1, 20-32:
La Sapienza grida per le strade, nelle piazze fa udire la sua voce: dall’alto delle mura essa chiama, pronunzia i suoi detti alle porte della città: “Fino a quando, o inesperti, amerete l’inesperienza e i beffardi si compiaceranno delle loro beffe, e gli sciocchi avranno in odio la scienza? Volgetevi alle mie esortazioni: ecco, io effonderò il mio spirito su di voi e vi manifesterò le mie parole. Poiché io vi ho chiamato e avete rifiutato, ho steso la mano e nessuno ci ha fatto attenzione; avete trascurato ogni mio consiglio e la mia esortazione non avete accolto; anch’io riderò delle vostre sventure, mi farò beffe quando su di voi verrà la paura, quando come una tempesta vi piomberà addosso il terrore, quando la disgrazia vi raggiungerà come un uragano, quando vi colpirà l’angoscia e la tribolazione. Allora mi invocheranno, ma non risponderò, mi cercheranno, ma non mi troveranno. Poiché hanno odiato la Sapienza e non hanno amato il timore del Signore; non hanno accettato il mio consiglio e hanno disprezzato tutte le mie esortazioni; mangeranno il frutto della loro condotta e si sazieranno dei risultati delle loro decisioni . Sì, lo sbandamento degli inesperti li ucciderà e la spensieratezza degli sciocchi li farà perire.
Che poi, quello che non ho ben capito è perché il presidio antiteocratico allestito per una settimana intera da quattro sfaccendati fuori corso ha osteggiato la visita del Papa pasteggiando a vino e panini con la porchetta. Il pane è al centro di ogni celebrazione eucaristica (
vulgo messa), e Gesù era talmente favorevole alla sua diffusione che, spezzandolo, lo moltiplicava invece di dividerlo. Il vino, frutto della vita e del lavoro dell’uomo, richiama in diretta correlazione il sangue versato da Cristo per gentaglia che fa di tutto per non meritarselo. Quanto alla porchetta, be’, dev’esser sfuggito loro che il Papa non è mussulmano.
Sapienza 1, 6-12:
La Sapienza è uno spirito amico degli uomini; ma non lascerà impunito chi insulta con le labbra, perché Dio è testimone dei suoi sentimenti e osservatore verace del suo cuore e ascolta le parole della sua bocca. Difatti lo spirito del Signore riempie l’universo, abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce. Per questo non gli sfuggirà chi proferisce cose ingiuste, e la giustizia vendicatrice non lo risparmierà. (…) Guardatevi pertanto da un vano mormorare, perseverate la lingua dalla maldicenza, perché neppure una parola segreta sarà senza effetto, una bocca menzognera uccide l’anima. Non provocate la morte con gli errori della vostra vita, non attiratevi la rovina con le opere delle vostre mani.
Papa o non Papa, un giorno dimenticherò di avere cose più importanti da fare e spiegherò nei dettagli perché l’università – quella pubblica in particolare – è la più inutile delle istituzioni italiane, e che più che a riformarla bisognerebbe pensare ad abolirla. A farlo oggi, rischio di suonare eccessivamente codino; se non che davvero, così com’è strutturata, costituisce la più colossale perdita di tempo che si possa concepire. Tuttavia da qualche giorno provo un insopprimibile bisogno di essere iscritto alla Sapienza, per aver accesso alla biblioteca universitaria, poter chiedere in prestito i libri scritti dai sessantasette professori più intelligenti del Papa e strapparne le pagine una a una. Non potendo ricuperare il tempo perso, almeno cerchiamo di guadagnare spazio.
Siracide 1, 1:
Ogni Sapienza viene dal Signore, ed è sempre con Lui.
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