E 'l modo ancor m'offende.
(Dante, Inferno V, 101)
L'Inter ha meritato di vincere lo scudetto. O meglio, l'Inter ha meritato di vincere uno scudetto vero per la prima volta in vent'anni (anzi diciannove): era dal 1989 che aspettavo di riconoscerle questo merito. Lo scudetto del 2007 era frutto di un campionato falsato con la frode e con l'inganno (proprio e altrui). Lo scudetto del 2006 esiste solo nella testa di Moratti. Lo scudetto del 1989 restava invece unico e vero baluardo di decenza, per me testimonianza infantile di un'Inter crucca che mai come prima era stata in grado di esprimere sul campo lo spirito terragno della sciagurata e ammirevole Lombardei.
L'Inter ha meritato di vincere lo scudetto con un girone d'andata stratosferico, principalmente frutto di un'incrollabile convinzione d'imbattibilità che si era trasmessa alle altre squadre, rivoltata come in uno specchio. Quando poi il peggior Liverpool degli ultimi anni s'è fatto beffe dei proclami europei di Mancini e compagnia, a una a una le avversarie italiane si sono rese conto che l'imbattibilità dell'Inter era di cartapesta, e nel girone di ritorno hanno iniziato a giocare contro di lei per vincere, non per non prenderle. L'Inter ha reagito come fece l'imperatore Claudio nell'Apokolocyntosis di Seneca: una volta visto il suo funerale, ha capito di esser morta.
L'Inter ha meritato di vincere lo scudetto quasi quanto ha meritato di perderlo, sbagliando tutte le partite decisive dell'anno tranne una, l'ultima, a Parma: è invece andata in malora contro il Liverpool, contro la Roma, contro la Juve, contro il Milan e contro il Siena. A Parma ha vinto grazie alla miracolosa riesumazione di Ibrahimovic, acquistato con spietato killeraggio dalla Juventus derelitta a bella posta (e quindi grazie, va rimarcato, all'onesta coglionaggine dell'alllora appena insediato consiglio d'amministrazione bianconero). Qualcosa vorrà pur dire.
L'Inter ha meritato di vincere lo scudetto ma ciò non significa che i suoi meriti vadano oltre, Moratti dovrebbe metterselo in testa. M'è parso odioso l'affondo giudiziario/giornalistico con le surreali intercettazioni paramafiose pubblicate a mezza settimana dalla giornata che decideva l'anno. Ho ritenuto altrettanto odiosa la presenza di tifosi interisti a Parma, nonostante che la trasferta fosse stata interdetta; ho seri dubbi che i signori che portavano in trionfo Javier Zanetti e simili fossero dei tifosi del Parma convertitisi sulla via del Tardini; ho qualche legittima perplessità apprendendo che quegli stessi signori abbiano assaltato un asilo per festeggiare lo scudetto, creando scompiglio in una città dove non avrebbero dovuto essere. Mi auguro che nessuno degli alunni dell'asilo sfasciato diventi interista: sarebbe una punizione più che adeguata per una squadra che, da qualche annetto, si ritiene l'unica depositaria della morale calcistica e si pone presuntuosa e tronfia al di là del bene e del male.
L'Inter ha meritato di vincere lo scudetto e la Roma, alla fine, no. Troppo spesso è mancata dove avrebbe invece dovuto uccidere. Svenevole contro la Juventus, balbettante contro il Livorno, ridicola con l'Empoli, imbarazzante a Siena: più di ogni cosa alla Roma rimprovero l'andata sconsiderata e rinunciataria con l'Inter (1-4 in casa!) e soprattutto il garibaldino ritorno a San Siro. Ha giocato dominando e trasmettendo la sensazione di aver nei piedi due o tre goal oltre a quello d'apertura di Totti. Li ha sprecati tutti. S'è fatta raggiungere al penultimo minuto. La Roma ha una notevole tradizione di scudetti gettati al vento per troppa bellezza; questo temo che non sarà l'ultimo.
L'Inter ha meritato di vincere lo scudetto ma se fossi Moratti eviterei di compiere lo stesso errore commesso dal Milan l'anno scorso: ossia credere che il finale salvataggio di una stagione traballante risolva tutti i problemi d'un botto. Non li aveva risolti al Milan la Coppa dei Campioni dello scorso anno, non li ha risolti all'Inter lo scudetto di avantieri. Fossi Moratti caccerei Mancini e rimodellerei parte della squadra, ringiovanendola anche a costo di dolorosi addii. Sul mercato inseguirei meno nomi di bella pronunzia e più piedi di buona sostanza. Mi ricorderei che a pancia piena ci si addormenta più facilmente. Ma per fortuna non sono Moratti, e soprattutto lui non è me: l'anno prossimo sarà difficile.
L'Inter ha meritato di vincere lo scudetto perché il livello della Serie A è scemato inarrestabilmente negli ultimi dieci anni, nonostante Sky avesse promesso e sbraitato, in preda alla calura estiva, che questa sarebbe stata l'annata migliore di sempre. Venti squadre sono troppe, e hanno consentito a una capolista ingolfata per tre mesi di vincere senza particolare affanno. Ho visto tante squadre indegne di calcare i verdi pascoli della Serie A, soltanto tre delle quali alla fine sono retrocesse. Pensate come sarebbe stato più bello un campionato con sedici squadre: Atalanta, Cagliari, Fiorentina, Genoa, Inter, Juventus, Lazio, Milan, Napoli, Palermo, Reggina, Roma, Sampdoria, Siena, Torino, Udinese. Ogni errore avrebbe potuto rivelarsi fatale, ogni partita decisiva, ogni avversario problematico. Invece l'ipertrofia dei giorni nostri garantisce ampi margini di recupero e distorce la prospettiva fino a far sembrare che Marco Borriello sia improvvisamente diventato Gunnar Nordahl. Fosse stato un campionato di vent'anni fa, l'Inter sarebbe stata costretta a restare sveglia per trenta giornate di fila; invece per vincere s'è limitata a dormicchiare tenendo sempre gli occhi ben aperti. (Fosse stato un campionato di vent'anni fa, fra parentesi, l'Inter avrebbe vinto lo scudetto, la Roma sarebbe andata in Coppa delle Coppe, Juventus, Fiorentina, Milan e Sampdoria in Coppa Uefa e Cagliari, Torino e Reggina in B: tutta un'altra cosa).
L'Inter ha meritato di vincere lo scudetto. Il Milan ha meritato di non qualificarsi per la Champions League. Pazienza.
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