venerdì 6 giugno 2008

Lo Stato dei Licei, 20: la moderna maturità

[La scuola finisce. Gli esami minacciano. Gurrado si drappeggia in un tricolore bisunto quale preparazione ai prossimi tragici Europei, e non aggiorna il blog da una settimana. Silvia G piglia e scrive:]

Gurrado, forse non tutti sanno come gli studenti liceali spendono realmente il loro tempo subito prima degli Esami: si pensa a grandi ripassi generali, a studio matto e disperatissimo, a notti insonni, a lacrime e preghiere. Eppure così non è. Si dà infatti il caso che i maturandi della mia sezione altro non cerchino che dei diversivi: c’è chi si dedica agli sport estremi, chi prenota vacanze in luoghi esotici, chi si finge pazzo, chi scrive romanzi, chi riscopre i grandi cantautori degli anni ’70, chi va a Gardaland, chi, più banalmente, si ubriaca con gli amici nelle birrerie. Per quale motivo questi giovani incoscienti sono tanto tranquilli? È molto semplice: perché essi confidano ottimisticamente nella moderna tecnologia. Nessuno si prepara agli Esami in maniera normale, bensì consultando siti internet che promettono soffiate e anticipazioni; serpeggia tra i corridoi la leggenda di istituti classici australiani che svolgerebbero le prove scritte con svariate ore di anticipo rispetto a quelli italiani, permettendo così ai coetanei di conoscere prima le tracce, grazie a telefonate ed e-mail. La nostra infatti è una generazione che affida buona parte della propria sopravvivenza scolastica al computer e al cellulare: si scaricano le versioni da internet; si consulta Wikipedia per le ricerche; durante i compiti in classe, si suggerisce fotografando col telefonino il proprio foglio protocollo e poi spedendo l’immagine ai compagni con un mms. Può capitare che, trovandosi nell’incapacità di tradurre un testo greco in lingua italiana, lo studente moderno, vero figlio del tempo nostro, si connetta a internet tramite cellulare e riesca a leggere la versione lì riportata. Non di rado, controllando nascostamente lo schermetto del telefonino, si scopre che amici compiacenti hanno spedito interi brani di Tacito o di Demostene già tradotti. Tradotti, tuttavia, in linguaggio da sms.
Il linguaggio da sms degli studenti odierni richiede una digressione particolare; è infatti semplice intuire cosa spinga un adolescente sano e normale a trasformare la parola perché in xké: innanzi tutto, il notevole risparmio di caratteri, e quindi di spazio, e quindi di denaro; in secondo luogo, il risparmio di tempo, dal momento che il pollice opponibile di cui noi tutti siamo forniti impiega certo meno secondi a digitare tre lettere piuttosto che sei; in terzo luogo, il risparmio di energie, poiché lo stesso pollice brucia meno calorie spostandosi dal tasto 9 al tasto 5 al tasto 3, anziché dal tasto 7 al tasto 3 al tasto 7 al tasto 2 al tasto 4 e ancora al tasto 3. Fondamentalmente, dunque, ciò che porta un adolescente medio a trasformare perché in xké è il risparmio. La totale assenza di punteggiatura che caratterizza il linguaggio degli sms può essere giustificata con le medesime argomentazioni. Da un’analisi più approfondita si possono cogliere però alcune inspiegabili contraddizioni. Prendiamo un modello: qst pome nn c sno xké dvo study…… sorry!!! :’( :@. Il messaggio manifesta l’evidente dispetto del mittente, che si trova nell’impossibilità di trascorrere le ore pomeridiane bighellonando in giro con gli amici per impegni scolastici; tuttavia, all’assenza quasi totale di vocali è contrapposto un esubero di punti esclamativi e di segni d’interpunzione a scopo decorativo. Cosa spinge l’adolescente medio a risparmiare sulla grammatica e a sperperare apostrofi, punti e virgole, due punti, parentesi tonde e puntini di sospensione, come se nulla fosse? Siamo forse i veri eredi della letteratura futurista? Il caos dell’era contemporanea ci ha trasformati tutti in inconsapevoli dadaisti? Mistero.
Certo è che, oggi come oggi, le versioni di latino e greco, prima di venire tradotte in italiano, devono passare dall’essemmessese. Per fare un esempio, la riduzione in sms dell’esordio del De Bello Civili di Cesare (Litteris Cai Caesaris consulibus redditis aegre ab his impetratum est summa tribunorum plebis contentione, ut in senatu recitarentu, come chiunque sa a memoria) potrebbe corrispondere a: Cnsegnta la lttra d Cesare ai knsoli a stent s ottenne da qlli x le vive instenze d tribuni dla plebe, ke s leggS in snato… È evidente che appuntare una simile traduzione sul foglio protocollo potrebbe destare qualche sospetto nell’insegnante e risultare almeno controproducente, ragion per cui il maturando moderno dovrà fare molta attenzione, quando riceverà il messaggino in sede d’esame, a non confondersi.
È inoltre probabile che Cicerone, nel leggere una simile resa dei suoi scritti, avrebbe immediatamente smesso di lagnarsi dei tempi e dei costumi suo[Gurrado ha appena ricevuto un essemmesse che testualmente e integralmente recita: %. Ora ha bisogno di una diciannovenne per capirlo, e quindi il manoscritto termina qui]

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