Il linguaggio da sms degli studenti odierni richiede una digressione particolare; è infatti semplice intuire cosa spinga un adolescente sano e normale a trasformare la parola perché in xké: innanzi tutto, il notevole risparmio di caratteri, e quindi di spazio, e quindi di denaro; in secondo luogo, il risparmio di tempo, dal momento che il pollice opponibile di cui noi tutti siamo forniti impiega certo meno secondi a digitare tre lettere piuttosto che sei; in terzo luogo, il risparmio di energie, poiché lo stesso pollice brucia meno calorie spostandosi dal tasto 9 al tasto 5 al tasto 3, anziché dal tasto 7 al tasto 3 al tasto 7 al tasto 2 al tasto 4 e ancora al tasto 3. Fondamentalmente, dunque, ciò che porta un adolescente medio a trasformare perché in xké è il risparmio. La totale assenza di punteggiatura che caratterizza il linguaggio degli sms può essere giustificata con le medesime argomentazioni. Da un’analisi più approfondita si possono cogliere però alcune inspiegabili contraddizioni. Prendiamo un modello: qst pome nn c sno xké dvo study…… sorry!!! :’( :@. Il messaggio manifesta l’evidente dispetto del mittente, che si trova nell’impossibilità di trascorrere le ore pomeridiane bighellonando in giro con gli amici per impegni scolastici; tuttavia, all’assenza quasi totale di vocali è contrapposto un esubero di punti esclamativi e di segni d’interpunzione a scopo decorativo. Cosa spinge l’adolescente medio a risparmiare sulla grammatica e a sperperare apostrofi, punti e virgole, due punti, parentesi tonde e puntini di sospensione, come se nulla fosse? Siamo forse i veri eredi della letteratura futurista? Il caos dell’era contemporanea ci ha trasformati tutti in inconsapevoli dadaisti? Mistero.
Certo è che, oggi come oggi, le versioni di latino e greco, prima di venire tradotte in italiano, devono passare dall’essemmessese. Per fare un esempio, la riduzione in sms dell’esordio del De Bello Civili di Cesare (Litteris Cai Caesaris consulibus redditis aegre ab his impetratum est summa tribunorum plebis contentione, ut in senatu recitarentu, come chiunque sa a memoria) potrebbe corrispondere a: Cnsegnta la lttra d Cesare ai knsoli a stent s ottenne da qlli x le vive instenze d tribuni dla plebe, ke s leggS in snato… È evidente che appuntare una simile traduzione sul foglio protocollo potrebbe destare qualche sospetto nell’insegnante e risultare almeno controproducente, ragion per cui il maturando moderno dovrà fare molta attenzione, quando riceverà il messaggino in sede d’esame, a non confondersi.
È inoltre probabile che Cicerone, nel leggere una simile resa dei suoi scritti, avrebbe immediatamente smesso di lagnarsi dei tempi e dei costumi suo[Gurrado ha appena ricevuto un essemmesse che testualmente e integralmente recita: %. Ora ha bisogno di una diciannovenne per capirlo, e quindi il manoscritto termina qui]
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