lunedì 24 novembre 2008

Tredicesima giornata

Che non sarebbe stata una serata facile l'avevo capito a priori, nel momento in cui ho tentato di piazzarmi a vedere Torino-Milan e ho trovato la televisione occupata da gente che guardava Fabio Fazio. Poi la ragione ha prevalso (o la violenza, non so; nel caso specifico coincidevano) e la partita è iniziata anche per i miei pregevoli organi sensoriali con circa un quarto d'ora di ritardo.

Poi c'è stata un'escalation. Prima entra un tizio che aveva comprato dal McDonald's il super-280 grammi, che per le sue dimensioni potrebbe chiamarsi anche super-280 chili e per il suo olezzo anche super-280 quintali. Dopo di che entra un gruppetto che aveva avuto l'ardire di cenare con una pizza-kebab - voglio dire una pizza-kebab ciascuno. (Per chi non lo sapesse, la pizza-kebab consta di una margherita sulla quale vengono rovesciati tutti gli ingredienti tipici del kebab: carne di boh, insalata smorta, patatine fritte, cipolle, ketchup, maionese, salsa rosa, salsa arancione, salsa fucsia, cipolle, dita di Turco, budella di infedele, un boa che ha mangiato un piccione che ha mangiato un sorcio che ha mangiato un elefante indiano, cipolle, fazzolettini di carta, hot dog sminuzzati, sunniti, sciiti, cipolle, Diet Coke e un'oliva verde. Il tutto ricoperto di cipolle, cipolle, cipolle. Mi ha fatto venire in mente che forse l'unica maniera di sconfiggere definitivamente i mussulmani è mangiarseli.)

Stordita dal fetore che emanava dai miei vicini, una squadra raffinata e neoplatonica come il Milan è riuscita ad andare in svantaggio prendendo un goal con un cross sul primo palo, mostrando un dinamismo difensivo che al confronto giocare alle belle statuine fa male alla salute. A quel punto il Milan sembrava il Signore che (cfr. Genesi 11, 7), solleticato dall'erigenda Torre di Babele, scende da noialtri a farsi due risate. Cinque minuti e Pato pareggia in scioltezza. Altri cinque minuti e Ronaldinho non solo segna su punizione ma addirittura inizia a esultare un attimo prima che la palla entri in porta.

Direte: qui si vede il Brasiliano; oppure: qui si vede il genio. Invece dico: qui si vede il professionista, perché il Brasiliano esulta continuamente e il genio si rende conto di ciò che ha fatto solo dopo averlo fatto, mentre il professionista sa - nella fattispecie - che colpendo la palla in un determinato modo e dandole un determinato giro la palla va a infilarsi esattamente dove la si doveva mandare. Ne consegue che era inutile stare a guardare se entra o no, tanto il goal è stato fatto nel momento in cui il piedino toccava il cuoio. (Poi un giorno bisognerà capire come mai Del Piero tira una punizione e segna, Ibrahimoviç tira una punizione e segna, Ronaldinho tira una punizione e segna: o sono diventati tutti Maradona nello stesso momento, o i palloni sono telecomandati, o i portieri sono diventati imbecilli, o a furia di venire rincoglioniti con schemi e ripartenze non esistono più giocatori in grado di sistemarsi in barriera).

Passati questi dieci minuti di lavoro part-time, il Milan è risalito nell'alto dei cieli aspettando cortesemente che il Torino pareggiasse, com'è puntualmente avvenuto verso la fine della partita. Ora, non mi preoccupano tanto il punto o i tre punti di distacco dall'Inter (si tratta di una partita, ne mancano venticinque), quanto la balenga incapacità rossonera di chiudere le partite, uccidere l'avversario, accanirsi sugli innocenti, sterminare i più deboli. A Torino come a Lecce due settimane fa: e lo scudetto, specie ora che il campionato è a settemila squadre, non si vince negli scontri diretti ma tenendo a bada la classe mediobassa. Ancora una volta il Milan s'è talmente specchiato nella propria bellezza da convincersi infine di dover essere anche buono. L'Inter invece, se un merito le va riconosciuto soprattutto, riesce sempre a vincere le partite che dovrebbe pareggiare (a Reggio, con l'Udinese, anche con la Juventus che non potrà pensare allo scudetto finché non torna Buffon ma nella quale Manninger ha fatto il suo e il soverchio). Se il Milan fosse stato cinico come Mourinho, avrebbe vinto a Lecce e a Torino e ora avrebbe quattro punti in più. Se l'Inter fosse stata paciosa come Ancelotti, non avrebbe segnato all'ultimo secondo contro Reggina e Udinese e ora avrebbe quattro punti in meno.

Sabato sera, per la cronaca, la partita che ha messo di fronte le due squadre minori di Torino e Milano ha visto prevalere nettamente la minore fra le due.

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