Lo scrittore è padrone del tempo? Tiziano Scarpa in coda al suo breve Stabat Mater aggiunge sei pagine di notazioni tecniche in cui elenca le fonti del romanzo, le migliori incisioni di Vivaldi e perfino i libri potenzialmente simili al proprio che non ha letto per non lasciarsi influenzare. Poi rivela, a sorpresa per il lettore a digiuno di storia della musica: “Il mio libro è colmo di clamorosi anacronismi”. Tanto per dire, quando il giovane Vivaldi insegnava alle fanciulle dell’Ospedale della Pietà di Venezia non aveva affatto avuto il tempo di scrivere l’oratorio Juditha Triumphans, tanto meno le Quattro Stagioni. Ma poi, dopo aver mostrato l’orgoglio di certificare che la sua storia è “costellata di gravi falsificazioni”, Scarpa diventa remissivo e chiede “indulgenza agli storici e agli estimatori di Vivaldi”, spiegando piuttosto timidamente che s’è limitato a “fantasticare” e che s’è basato su una “suggestione storica” in luogo della “verosimiglianza documentaria”.
Altro nuovo romanzo Einaudi: in Accabadora Michela Murgia fa riferimento all’intervento dei cavalieri di Vittorio Veneto nel corso della Prima Guerra Mondiale. Io non me n’ero nemmeno accorto, preso dalla trama: è stata
Da un lato Scarpa che si azzarda ma poi si vergogna; dall’altro
Sempre in ambito joyciano, per solutori più che esperti è l’anacronismo incluso da Anthony Burgess nel suo ambiziosissimo Gli strumenti delle tenebre (1980, ormai tragicamente fuori commercio) che attraversa da un capo all’altro la storia culturale del XX secolo. La voce narrante racconta di avere avuto la sua prima esperienza omosessuale da adolescente, con l’affermato poeta irlandese George Russell, nel pomeriggio del 16 giugno 1904; se non che nell’Ulisse Joyce mostra Russell che alla stessa ora dello stesso giorno passeggia lungo il Liffey con una signorina. “La letteratura gli aveva offerto un alibi immortale”, commenta Burgess, fingendo di dimenticare che Ulisse e Gli strumenti delle tenebre sono due romanzi e come tali possono contenere due realtà storiche in contraddizione fra loro ma entrambe vere.
La qualità di un romanzo storico si misura dal coraggio dei suoi anacronismi. La narrativa è più forma che contenuto, quindi non dev’essere calibrata sulla pedagogia ma deve presupporla. Dall’errore cercato e ammiccante, o dalla riscrittura maliziosa dei dettagli della storia, lo scrittore aumenta la propria credibilità perché si eleva al di sopra della mera riproduzione di dati di fatto – altrimenti a fare i romanzieri sarebbero buoni tutti. Temere che un ragazzino legga Scarpa e cresca nella convinzione che Vivaldi abbia composto le Quattro Stagioni vent’anni prima del dovuto, o temere che legga
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