venerdì 25 giugno 2010

Paura e delirio a Johannesburg, lorsignori: non era ciò che desideravate? Non erano questi i vostri più intimi desideri patriottici di lacerazione intestina e masochismo intensivo? So che avete già pronti i processi, le filippiche, lo sdegno, il pollice verso, l’indice accusatorio, il medio vessatorio, l’anulare nel tafanario, il mignolo nell’occhio, i pomodori in mano, i fischi e le pernacchie con cui subissare gli stessi uomini che quattro anni fa vi hanno fatto festeggiare per un mese intero. So che vivete in Italia, lì dove l’alternativa pesa sempre più della realtà, dove “io li avrei fatti giocare col 4-5-1”, “questo lo segnavo anch’io”, “io posso scrivere un romanzo come tutti e pure meglio”, “le previsioni del tempo non ci azzeccano mai ma io quando avverto il dolorino all’anca so stabilire le precipitazioni per tutta la settimana a venire”, “la maestra di mio figlio non è una buona educatrice come me”, “il mio parroco è indegno, meglio se la messa la celebro io”, “appena passa il cameriere gli do una cucchiaiata sulle nocche perché l’arrosto non è cotto come l’avrei preparato io”; lì dove chi sbaglia è sempre un incompetente ma se putacaso sbaglio io è colpa della sorte arcigna, del destino cinico e baro, dei concorrenti che sono raccomandati, delle circostanze imprevedibili, del vento contrario, della macumba, del governo e della società; lì dove tutti saprebbero fare tutto meglio di tutti gli altri ma nessuno gira e rigira fa mai un beato cazzo.

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