venerdì 27 agosto 2010
Ho letto il Solus ad solam di d’Annunzio, ossia il suo diario in onore di un’amante di cui non mi va di ricordare il nome, tanto per noi sono tutte uguali nell’essere tutte inadeguate alla statura (non fisica s’intende) del grand’uomo; a parte la Duse, ci mancherebbe, che secondo la leggenda a storia finita respinse il vate inginocchiato a ripeterle “Voi non sapete quanto vi ho amata” col memorabile one-liner: “E voi non sapete quanto vi ho dimenticato”. Ho letto il Solus ad solam e vi ho trovata scritta dietro ogni riga la disperazione dell’uomo troppo grande per le donne che incontra e ho lasciato su ogni pagina il rimpianto per il gran traffico di bigliettini dolci o sconci o furiosi che per secoli ha sopperito all’impossibilità di parlare di persona con l’amata. Ora ci si nasconde per mandare mail e messaggini ma è solo fumus diaboli perché un bel giorno tutto verrà cancellato e fra cent’anni nessuno potrà sapere se un uomo è stato all’altezza delle sue donne o viceversa.
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