lunedì 13 dicembre 2010
Il primo ministro, aperte virgolette, “si conosce, e conosce la gente che lo circonda: la stima poco, forse punto, ed ha il torto di darlo a vedere. Non tollera eguali, non essendo abituato a incontrarne molti. Chiunque pratica con lui, deve sottostargli, e rassegnarsi a vedersi rimestato, impastato dalla potente sua mano. Si comporta nella Camera assolutamente come se la sinistra non esistesse, come se egli fosse nel suo salotto, e in casa sua, tra’ suoi familiari, specialmente se è annoiato. Egli parla, ride, volta indifferentemente le spalle ai colleghi, si accoccola, sbadiglia, tormenta col tagliacarte il velluto della tavola… se fosse in America, appoggerebbe i piedi sul banco! Egli non vede là se non la Maggioranza, la sua Maggioranza, che è quanto dire gli amici a tutta prova, i seguaci, i confidenti… Il diplomatico è gigante; l’amministratore mediocre; l’uomo un’antitesi. Con lui non si resta mai in una posizione equivoca: o ubbidire o rivoltarsi”. Chiuse virgolette. Abbiamo trasmesso un passo scritto da Ferdinando Petruccelli della Gattina (I moribondi del palazzo Carignano, 1862) dedicato alla figura di Camillo Benso conte di Arcore.
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