giovedì 16 dicembre 2010
Paolo Guzzanti plausibilmente non avrà avuto né tempo né modo di notare che oggi, in un mio articolo di satira su Tempi, lo dileggio con ironia magari poco riuscita riguardo alla contraddizione fra il suo Mignottocrazia e la sua appartenenza al Partito Liberale, ricordando che all'epoca lo stesso Cavour non risparmiò sull'utilizzo del fascino femminile a scopi politici. Ovviamente mentre il giornale andava in stampa, e tanto meno mentre scrivevo l'articolo, non potevo immaginare che Guzzanti avrebbe intanto deciso di lasciare il PLI, di cui era unico deputato, a seguito dei dissapori con la segreteria nazionale: cosa della quale peraltro mi spiaccio, poiché il PLI è un partito glorioso, che non voterò mai per ragioni ideologiche ma nel quale vedrei un prezioso alleato di governo come è stato ai tempi della DC, se non fosse che meriterebbe di essere più esteso e meglio organizzato di come sia adesso; e poiché inoltre Guzzanti ne sarebbe stato un adeguato esponente qualora quest'ingrandimento e questa riorganizzazione fossero davvero stati posti in atto. Detto questo, pur non condividendo l'idea e i toni di Mignottocrazia, vorrei avanzare in difesa di Guzzanti (qualora ce ne fosse bisogno) due considerazioni sulla sua scelta di votare la sfiducia a Berlusconi e in particolare sulle reazioni belluine che ha scatenato. La prima è che se ci si proclama di destra bisogna tenere sempre presente la situazione individuale, ossia nel caso specifico di Guzzanti la nota querelle berlusconiana coi figli meravigliosi che ha (ho avuto modo di incontrare Sabina a Modena, mettendola in contatto con Zygmunt Bauman durante un FestivalFilosofia di un paio d'anni fa, e m'è parsa un'ottima persona), che andrebbe considerata con meno superficialità e molto più rispetto, non dimenticando che a ogni dito di onorevole che prema un pulsante è attaccato un uomo e un padre di famiglia. La seconda, intuitivo corollario, è che a vomitare improperi su un parlamentare mentre va a votare - per quanto in senso contrario all'auspicato - si fa una figura da governo Prodi.
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