mercoledì 16 febbraio 2011
Fogazzareide, parte sesta. La verità, la verità: che cos’è la verità? Aveva ragione Ponzio Pilato a chiederlo e aveva ragione anche Gesù Cristo a tacere (in quanto aveva risposto qualche pagina prima: “Io sono la via, la verità e la vita”, e non c’era alcun bisogno di ripetersi). Fino a che una genia di scrittori ed editori s’è messa a berciare: “La verità, la verità”, così imponendo al pubblico bue un criterio di distinzione fra libri buoni e libri cattivi. I libri buoni sono quelli che raccontano la verità: i romanzi ispirati a una storia vera, le inchieste che dimostrano ciò che nessuno ardiva immaginare, le spifferate di Wikileaks e tutto Saviano minuto per minuto. I libri cattivi sono tutti gli altri. Io di fronte a tale roba da chiodi vengo preso dallo sconforto infinito, e meno male che giunge in mio soccorso il solito, sottovalutato Antonio Fogazzaro il quale in una lettera del 1886 (non indirizzata a me) acconsentiva sì alla presenza del vero sulla pagina scritta ma poi sentenziava amaro: “Il difficile è comporre un tutto ragionevole con questi veri presi da tutte le parti”. Allora, quando apro un qualsiasi libro che strilla: “La verità, la verità!”, alla prima incongruenza stilistica lo richiudo per sempre e mi sembra di avere trovato delle risposte plausibili da dare a Ponzio Pilato.
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