mercoledì 8 giugno 2011
Viva la Fifa! Saluto con imprevisto sollievo la decisione assunta dal neorieletto Joseph Blatter di squalificare da non so quale competizione calcistica femminile (né voglio saperlo) la nazionale dell'Iran le cui giocatrici erano ree di indossare una versione sportiva di un abito locale tipicamente imposto di cui non so il nome (né voglio saperlo) ma che le faceva somigliare ad altrettante tartarughe sgusciate. Mentre ogni istituzione sovranazionale politica ed economica si perde in mille frivoli distinguo e controbilancia la difesa del più immediato buon senso con la più ottusa rivendicazione di diritti altrui, il calcio finisce per rivelarsi sorprendente ultima isola di serietà su questa terra. Il regolamento è semplice: si gioca indossando una maglietta, a maniche corte o lunghe, calzoncini, calzettoni e scarpe bullonate. Chi si presenta in campo così può giocare, chi si presenta diversamente è gradito come spettatore e basta. Alla nazionale maschile del Camerun qualche anno fa venne impedito di giocare in canottiera sulla scorta di questo stesso criterio inderogabile. Se le calciatrici dell'Iran desiderano giocare con addosso una muta da sub, vuol dire che si sono confuse e hanno sbagliato sport. Se, com'è più probabile, lo stato maggiore dell'Iran ritiene che le giocatrici possano evitare di offendere la decenza lasciando scoperte meno porzioni del corpo di quante previste da un regolamento universalmente concordato, vuol dire che c'è qualcosa di sbagliato nella testa degli iraniani, non nel regolamento. Non avrei mai pensato di dirlo, ma magari la politica internazionale fosse governata da Blatter.
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