Di Mino Martinazzoli si favoleggiava che un giorno, oltre il culmine della propria carriera politica, fosse andato a far visita in un collegio pavese (di cui non mi sovviene in nome) dove aveva vissuto durante gli anni da studente universitario. Essendo questo collegio stato fabbricato nel '500, prevedeva al proprio interno un quadriportico, ossia un cortile che aveva i quattro lati coperti al contrario del quadrato centrale sul quale si affacciavano corridoi e camere. Il rettore di detto collegio, che giorno dopo giorno aveva imparato a conoscere gli studenti che lo popolavano, chiacchierando con Martinazzoli s'era prudentemente sistemato nella parte coperta del quadriportico, a differenza dell'interlocutore: questi, forse obnubilato dalla lunga carriera politica, aveva dimenticato le usanze del luogo e s'era temerariamente piazzato a chiacchierare col rettore ritto in piedi nella porzione scoperta del cortile. Gli allegri convittori, forti dei loro vent'anni, ne avevano approfittato per recuperare da non so dove un'enorme busta da shopping d'abbigliamento, riempirla di acqua fredda e issarla in tre o quattro su un davanzale, pronta per essere rovesciata. A Pavia il tempo è sovente incerto e Martinazzoli, sentendo una goccerellina lambirgli il naso, aveva alzato lo sguardo per controllare se piovesse; s'era visto invece arrivare addosso un compatto cilindro d'acqua fredda che l'aveva investito dai capelli alle scarpe.
Invece in un altro collegio pavese, il nome del quale ricordo perfettamente, la visita di Romano Prodi fu allietata dalla trovata di alcuni ignoti che vollero studiare l'itinerario esatto che questi avrebbe compiuto all'interno del collegio nell'ambito della propria visita ufficiale in maniera tale da fargli calare davanti, grazie a un sofisticato sistema che contrastava le leggi della fisica, un cartello sul quale un sintetico poemetto celebrava la decisione del Professore di fondare un partito in proprio, all'epoca I Democratici o - vulgo - l'Asinello, affiggendone lo stemma di fianco al distico conclusivo: "Il potere costa caro / un costume da somaro". Questo non si favoleggia affatto, io lo so perché c'ero.