giovedì 6 ottobre 2011

Cara lettrice, caro lettore, internet è il regno dell'approssimazione, della confusione e della democrazia (che sono più o meno la stessa cosa) e conduce agevolmente a malintesi dei quali la più malintesa di tutti è la convinzione che chiunque possa accedere a internet abbia automaticamente l'accesso a una sorta di cosa in sé post-kantiana che coincide con la verità. Le rivelazioni di wikileaks, il blog di Beppe Grillo, le rivoluzioni arabe scatenate dall'abuso di twitter e compagnia cantando sarebbero la conferma che il mondo così come lo vediamo dal vivo è mera rappresentazione mendace, dovuto all'inganno intessuto ai nostri danni da parte di un machiavellico complotto ordito dal governo (tutti i governi), da una nota associazione di pedofili vestiti di sottane rosse (tranne uno che ha la sottana bianca), dalla carta stampata (tutta tranne il Fatto Quotidiano), dalla televisione (rea di usare l'ingannevole montaggio), da Vasco Rossi (ma solo dopo i sessanta) e dai nostri occhi incapaci di discernere l'inesistenza della realtà che ci circonda. Esiste solamente ciò che possiamo leggere su internet affidandoci al sacro criterio di oggettività della rete, ma questi sono tempi grami per coloro che San Giovanni Evangelista (terza lettera, ottavo versetto) aveva definito con lungimiranza "cooperatores veritatis". Nel giro di due giorni altrettante mazzate: prima un sito satirico, che non consocevo, ha chiuso per precauzione onde temeva ritorsioni da parte di un noto erogatore di clippini su facebook, del quale non sono fan; poi wikpedia ha sostituito a ognuna delle sue migliaia di pagine un lugubre comunicato indirizzato alla cara lettrice e al caro lettore per presagire tempi duri dovuti a non so che legge bavaglio, omettendo di specificare che su internet girano fin troppe fesserie anonime che rendono necessario un giro di vite. Il comportamento del sito è assimilabile a quello dello spacciatore che, dopo averti passato roba gratis, d'improvviso smette di dartela per capire cosa saresti disposto a fare; e infatti nel giro di cinque minuti s'è mosso in armi l'esercito degli utenti di social network (espressione da Tg1 che è un po' come dire: la cerchia di possessori di elenco telefonico) che ha provveduto a un'iniziativa che più drastica non si potrebbe: creare su facebook la pagina "Salviamo wikipedia!". Io non metto in dubbio che costoro, essendo utenti di wikipedia, siano i depositari della verità, ma mi preoccupa l'idea di dover lasciare l'Italia in mano a costoro che, travolti dalla propria pigrizia informatica, restano inchiavardati sulla sedia senza provare l'istinto non dico di spingersi fino ad aprire un'enciclopedia vera, di carta e con autori fededegni, ma nemmeno di controllare se funzionino regolarmente le versioni di wikipedia in inglese, francese, spagnolo, tedesco, cinese, swahili, urdu... Saranno pure i depositari della verità ultima incontrovertibile e il futuro indubbiamente apparterrà a loro; ma mi preoccupa oltremodo l'idea di dover lasciare l'Italia in mano a gente che sarebbe capace di dirti che Steve Jobs è morto di dolore per il ddl sulle intercettazioni.