martedì 18 ottobre 2011

"I cattolici abbandonano Berlusconi", o forse "I cattolici dimenticano Berlusconi", se non addirittura "I cattolici sconfessano Berlusconi". Bon, in questi giorni io sono oltremodo impegnato a leggere con colpevole ritardo Guido Gozzano quindi non ho tempo sufficiente a ricordare a memoria i titoli dei giornali, ma desidero cogliere l'occasione per rallegrarmi dell'improvvisa attenzione che il noto quotidiano intitolato come un dialogo di Platone ha deciso di riservare al mondo cattolico: attenzione testimoniata dal titolo cubitale che ho appena citato approssimativamente, attenzione che si riverbera anche nella notizia dell'uccisione nelle Filippine del missionario don Fausto Tentorio, al quale era dedicato in prima pagina uno spazio orientativamente pari a un francobollo, se non pari al puntino sulla "i" dei "cattolici" che "scaricano Berlusconi".

Che poi questo famigerato discorso del cardinal Bagnasco io l'ho letto integralmente e tutto questo abbandono, questa dimenticanza, questa sconfessione, questo scaricamento di Berlusconi non l'ho ravvisato, almeno non più di quanto non fosse già implicito (e plausibilmente giustificato) da tempo. Io sono uno che va per il sottile quindi non intitolo questa mia paginetta virtuale con un bell' "I cattolici abbandonano Bersani", o "I cattolici dimenticano Prodi" se non addirittura "I cattolici sconfessano Nichi Vendola"; però, applicando all'inverso il metodo di cui sopra potrei farlo se citassi il passo estremamente di destra, estremamente anti-arcobaleno, estremamente avverso all'andazzo eticamente molle di mezza Italia sul quale non ho visto soffermarsi alcun giornalista (ma sarà una mia mancanza): "Nel corpus del bene comune non vi è un groviglio di equivalenze valoriali da scegliere a piacimento, ma esiste un ordine e una gerarchia costitutiva".

Che poi ben venga Todi con tutti i suoi todini ma questo discorso del cardinal Bagnasco era già stato fatto da padre Dante che con mirabile dono della sintesi l'aveva racchiuso in una terzina del Purgatorio (X, 124-126): "Non v'accorgete voi che noi siam vermi / nati a formar l'angelica farfalla, /che vola a la giustizia sanza schermi?". Ditelo al titolista del noto quotidiano intitolato come un dialogo di Platone, diteglielo che il fulcro del discorso era la farfalla e non il verme.