giovedì 3 novembre 2011

L'iPad mette a disposizione degli alunni strumenti potenzialmente infiniti; ma l'attenzione, la precisione, la consapevolezza nell'uso di tali strumenti si acquisiscono soltanto con lo studium, l'applicazione quotidiana e seria sulle care vecchie sudate carte che oggi diventano sudati tablet. Su questo ci troviamo rapidamente d'accordo: che sia studio su carta stampata o su pergamena, su tavole di pietra o su display, l'importante è che si sudi.

Su Tempi in edicola questa settimana un franco (e sorprendente) dialogo fra Diego Sempio, rettore della fondazione Ikaros di Bergamo che sui banchi di scuola ha sostituito i libri con l'iPad, e uno come me, secondo il quale cultura deve per forza rimare con rilegatura.