“Essendo italiano il mio nemico è Giorgio Napolitano”, ha
esordito quest’estate Camillo Langone scrivendo per Il Foglio un paginone a
tema “Il mio nemico”. Poi, considerando che l’inimicizia col suddetto può
ricadere sotto l’articolo 278 del Codice Penale, è addivenuto a più miti
consigli prendendosela per il resto dell’articolo con un avversario meno
inattaccabile quale Oliviero Toscani. Senza per questo voler rischiare la
reclusione da uno a cinque anni, l’asserzione langoniana merita tuttavia di
essere sottratta al proprio destino di boutade paradossale e va invece riletta
alla luce della recente pubblicazione, per Marsilio, dell’edonistico volume Bengodi: i piaceri dell’autarchia.
Su Tempi in edicola questa settimana spiego chi fra Napolitano e Langone è più verosimile nel ruolo di salvatore della patria. Ci vediamo all'ora d'aria.