venerdì 25 maggio 2012

Se gli uomini, intesi come maschi, avessero ancora le palle (dovrebbero trovarsi lì sotto; controllate) sarebbero felici che Dominique Strauss-Kahn abbia compiuto un atto estremamente scandaloso che nessuno aveva osato aspettarsi: si è difeso, nel corso di un processo in cui parte già condannato dalla pubblica opinione, e s'è difeso attaccando, ragionando sottilmente, dimostrando che alla sbarra non c'è un comportamento eventualmente delittuoso ma un generico atteggiamento censurabile, e che il suo non è un interrogatorio sull'atto ma una retorica e codina arringa sul non-si-può-dire. Ha ridicolizzato la sua grande accusatrice in toga, che guarda caso è una giovane donna abbastanza attraente ma nel complesso rassicurante, rivelando che decine (centinaia? migliaia?) di sue coetanee e replicanti, impeccabili professioniste e fidanzatissime, di tanto in tanto dismettono l'usbergo quotidiano e si vestono da donne poco rispettabili per comportarsi in maniere poco rispettabili in ambienti poco rispettabili, senza che tutta questa scarsa rispettabilità costituisca reato di sorta; l'ha costretta ad ammettere di non avere alcuna nozione di cosa avvenga in queste favoleggiate riunioni libertine, di non sapere bene di cosa si stesse parlando in sede d'interrogatorio, di non avere ben chiaro nemmeno, di fatto, di cosa lo stessero accusando. Strauss-Kahn, che ha perso l'opportunità di concorrere alle elezioni presidenziali più facili della storia per un mezzo complotto talmente maldestro che bisognava proprio essere americani per non accorgersene, ha sbaragliato il campo dei pensatori binari per i quali tutte le povere cameriere nere sono buone e tutti i ricchi economisti bianchi sono malvagi; ha toccato i nervi scoperti delle tricoteuse pronte a scendere in piazza sull'esclusiva base della presunzione di colpevolezza del maschio; ha fatto emergere il lato oscuro tipico delle donne (e sottolineo delle donne) alcune delle quali hanno improvvisamente ricordato di essere state violentate tre, cinque, dieci anni prima; di più, ha fatto brillare la labile ipocrisia che può trasformare ogni rapporto fra consenzienti in stupro (a meno che non si raccolga preliminarmente una dichiarazione firmata per il trattamento degli organi genitali) e quella, ancora più indicibile perché più solida e inverata nei secoli, che distingue artificiosamente il disinteressato commercio dei corpi dalla transazione esplicita, mentre è ovvio che per definizione il rapporto sessuale si basa sulla fruizione di un vantaggio da parte di entrambi i contraenti, sia esso piacere fisico o guadagno pecuniario o prestigio sociale o procreazione o promessa di matrimonio - e guardate che non lo sostengo mica io o l'efferato marchese ma il mite fabiano George Bernard Shaw. Strauss-Kahn è stato ardimentoso al punto da rivelare la turpitudine di una società retta dall'ottuso femminismo di massa di femmine toste e maschi molli, che non capiscono ma si adeguano; ha puntato il dito mostrando il piano inclinato di un'Europa sempre più irregimentata nel politicamente corretto, in cui ogni scopata sarà stupro, ogni telefonata sarà stalking e ogni "Come ti chiami?" sarà molestia sessuale. Lo ha fatto per difenderci e scamparla ma non credo che alla lunga spostare il processo sul piano dei massimi sistemi gli convenga: vedrete, lo condanneranno perché il fatto non sussiste e noi ci ridurremo a venerarlo come martire nelle catacombe in attesa dell'ultima castrazione.