Il diario intimo del'Europeo
Giovedì 14 giugno
h 18 Italia-Croazia a
Pavia
Mio padre è una persona pacifica, che mi avrà dato qualche
ceffone ma di sicuro necessario e non sufficiente; ciò nondimeno quando lo
chiamo appositamente a fine partita mi avvedo che vuole menare Cesare
Prandelli, se non altro perché ha sostituito Balotelli che non sarà il genero dei
sogni però almeno corre, mentre ha tenuto in campo per ottanta minuti Antonio
Casano che fino a qualche mese fa languiva in un letto d’ospedale, reparto
cardiologia. Vorrei forse menarlo anch’io ma sono troppo debole per saperlo i
preliminari trambusti di stomaco si sono scatenati nottetempo impedendomi di
chiudere occhio (mi avrebbe casomai risvegliato lo sciacquone) e privandomi di
gran parte delle forze di cui avrei avuto bisogno per trascorrere il secondo
giorno con la famiglia Lansdale. Racconto cotali amenità per rispondere alla domanda
retorica posta da Andrea Giglioli recensendo a scopo intimidatorio sul Corriere
il diario scritto a otto mani da Bajani, Murgia, Nori e Vasta: “Non cacano,
forse, gli scrittori?”. Io non lo so se sono scrittore, lo faccio troppo
malvolentieri e mi pagano troppo poco, però caco di sicuro come quei due
popolani che alla fine della marcetta della ronda di Scarpia nella Tosca di Luigi Magni, al sempre più
minaccioso ritornello “Tremate lo stesso; cacatevi addosso” replicano con un
chiasmo di mirabile understatement: “Tremamose addosso; cacamo lo stesso”. Dopo
di che mio padre mi prescrive prosciutto crudo e una mela per cena; io eseguo e
infatti trascorro una notte più serena, non fosse che alle sei meno cinque del
mattino dopo mi sveglio con l’ardente desiderio di mangiare la testiera del
letto, in antico ferro battuto.
h 20:45 Spagna-Eire a
Pavia
Ora non so se ci siano stati degli italiani che veramente
hanno guardato la partita sperando in un passo falso dei campioni del mondo o
in uno scatto d’orgoglio dei rubizzi allievi di Trapattoni, che avrebbe
neutralizzato le fesserie compiute dagli azzurri nel pomeriggio; se ce ne sono
stati, vuol dire che gli italiani sono davvero capaci di tutto, anche di votare
per Beppe Grillo. Io, che non vivo nel blu dipinto di blu, ho preferito
guardare una rappresentazione scenica sperimentale di certi allievi della
scuola di teatro del Fraschini, seduto ahimé sul fondo poiché lì il bagno era
più a portata di ano: la scena del balcone di Romeo e Giulietta ripetuta varie
volte secondo i crismi della commedia dell’arte: la prima era l’originale coi
rampolli tragici di Montecchi e Capuleti, poi un millantatore e una smorfiosa,
infine due vecchi che la scena del balcone dovevano recitarla seduti altrimenti
cascavano e bisognava raccoglierli col cucchiaino. Gli attori erano sempre gli
stessi e le parole grossomodo pure – “È l’oriente, e Giulietta il mio sole”; “Rinnega
tuo padre”, “Non giurare sulla luna”; “Buonanotte” –; cambiavano solo contesti
e toni. Be’, l’Italia gioca così: la prima partita la prende sul serio, pure
troppo; alla seconda si presenta da fanfarona ma l’avversaria fa la smorfiosa e
non si concede; alla terza e troppo tardi, si vorrebbe fare chissà cosa ma non
ci si regge in piedi e non si dipende più esclusivamente dalle proprie forze.
Buonanotte.