lunedì 18 giugno 2012



Il diario intimo dell'Europeo
Mercoledì 13 giugno

h 18 Danimarca-Portogallo a Travacò Siccomario, Texas
Non c’è circostanza più distante da una competizione calcistica per squadre nazionali iscritte alla confederazione europea di dover rivolgere a Joe Lansdale una frase di circostanza in Inglese disinvolto come ad esempio “Sei stato fortunato, fino a ieri a Pavia minacciava pioggia mentre da oggi c’è il sole e fa caldo” e sentirsi rispondere: “Sì, è esattamente come in Texas”. Lansdale è arrivato a Pavia da Savona in automobile, camicia hawaiana e famiglia al seguito; quando ha aperto lo sportello ed è venuta fuori la figlia mi sono ricordato del ragazzotto inglese che in Love, Actually vuole andare in America convinto che gli basterà entrare in un qualsiasi bar di provincia per trovare ragazze bellissime a profusione; ci va, entra nel primo bar di provincia che trova ed effettivamente rinviene tre ragazze bellissime, perfettamente corrispondenti allo stereotipo che ognuno di noi ha della ragazza americana: capelli a posto, vestiti alla moda, alte, solari, fisico asciutto, denti perfetti. (Fra parentesi, quando conoscete una ragazza nuova smettete di fissarle le tette; i denti, bisogna guardarle, i denti e le orecchie: la riuscita è tutta scritta lì). Ah, e poi le tre ragazze lo invitano a casa propria e poco prima di spogliarsi lo avvertono che prima o poi tornerà la quarta coinquilina – dicono leggermente disgustate –, quella bella. Niente di tutto ciò accade tuttavia con la famiglia di Lansdale, che è molto simpatica e che accompagno pertanto a Travacò Siccomario a casa di una sua traduttrice. Nel corso dell’itinerario lungo il Ticino, appena superato il Ponte Coperto, allo scorgere tutti quegli alberi Lansdale non si trattiene e commenta: “È esattamente come in Texas”. Ora, va bene che ho vissuto (faccio il conto) otto anni a Pavia contro, non so, quattro giorni in Texas; va bene che c’era in ballo un’offerta di ricerca all’Harry Ransom Center che io volevo di tre mesi almeno e che ho nobilmente rifiutato perché volevano ridurla a uno soltanto; però sono abbastanza sicuro che quando andavo in giro per Austin non mi veniva altrettanto spontaneo considerare: “Ma guarda, è esattamente come a Pavia”; non è che quando attraversavo queste strade enormi con l’insegna verde e le strisce pedonali dipinte in verticale ponderassi fra me e me: “Però, avevo vissuto già otto anni in Texas e non me ne ero mai accorto”.

h 20:45 Germania-Olanda a Pavia
Andare di tanto in tanto – ogni dieci minuti o quarto d’ora – a guardare la partita in tv, controllare fulmineamente il risultato e poi tornare altrettanto fulmineamente nella sala dove Lansdale sta presentando il suo nuovo libro però trattenendomi nei paraggi perché comunque c’è troppa gente per poter entrare è la maniera migliore per dissimulare alcuni pensieri, tanto più che in senso stretto il mio compito (accoglierlo, accompagnarlo, parlare Inglese, non provarci con la figlia) può dirsi compiuto. Il primo di questi pensieri è che si è messo a piovere, esattamente come in Texas, dunque servire il drink di commiato all’aperto può rivelarsi controproducente. Il secondo è che a pranzo devo avere mangiato qualcosa che mi ha fatto male, perché nonostante Lansdale in maniera coriacea resista io ho iniziato a contorcermi fra atroci spasmi che non stanno bene in società. Il terzo è che non sia mai la figlia voglia poi unirsi a una comitiva per andare a bere qualcosa nottetempo (vorrà) e per intrinseca gentilezza mi inviti (mi inviterà). Il quarto è che prima di Lansdale avevo organizzato vari incontri con autori nello stesso luogo e i risultati erano stati differenti, con picchi massimi di quasi trentacinque persone per un commovente pubblico discorso di Paolo Nori. Da Lansdale ce ne sono circa centosettanta, stando alle teste che sono riuscito a contare dal fondo sala, ma non è questi il calcolo che m’inquieta; è che i 71.000 abitanti di Pavia sembrano mobilitarsi in massa solo per occasioni scelte a caso senza che su ciò eserciti il minimo influsso la campagna stampa (per non parlare della presa sul grande pubblico che ha la Provincia Pavese: una volta per errore avevano annunciato l’intervento di Antonio Pascale per il giorno prima a quello vero, allora arrivato il giorno sbagliato ero andato a scusarmi coi lettori della Provincia e dir loro che l’effettivo appuntamento era per l’indomani ma non è venuto nessuno) né l’effettiva qualità di ciò che si propone. A Modena, invece, potevi organizzarci la conferenza in francese di uno studioso di induismo (non è un esempio a vanvera) e la sala sarebbe stata piena esattamente come in ogni altra occasione; sarà forse qualcosa che mettono nel Lambrusco.