venerdì 10 agosto 2012

Il fatto è che si è ingenerato un equivoco. Di fronte ai cinque cerchi tutti pensano istintivamente a de Coubertin, il quale era effettivamente mosso dal fuoco neopagano di celebrazione dell’uomo capace di correre sempre più veloce, saltare sempre più in alto e colpire sempre più forte come sancisce il motto olimpico “citius altius fortius”; altrettanto neopagano era il suo sogno di nazioni vincitrici e sconfitte che si abbracciano fraternamente superando le divisioni politiche e religiose.

Sul Foglio in edicola oggi illustro con estrema lucidità il filo rosso che unisce un teologo inglese del XIX secolo a Camillo Langone, Sant'Ambrogio, Aldo Cazzullo, Massimo Gramellini, Oscar Pistorius, Pierre de Coubertin, Lytton Strachey, nonché ai Cananei, agli Amaleciti e al profeta Geremia.