Finalmente domenica!
Sosta per Bulgaria e Malta, 9 settembre 2012
Che raccapriccio il raffreddore. Non tanto per il naso chiuso in sé, né per l’impressione di pesantezza che ricavo dalla limacciosità del cervello mentre mi trascino all’Esselunga perché sta finendo tutto e un peggioramento dell’infreddatura, tale da non consentirmi più di uscire, comporterebbe altresì la morte per inedia e assenza di ogni igiene; ma raccapriccio perché il raffreddore fa da schermo fra me e la realtà circostante e sovverte le proporzioni degli eventi. Se ad esempio venerdì e sabato eravate a Mantova e avete notato un uomo la cui principale attività al Festivaletteratura consisteva nel trovare un modo per respirare con le orecchie, ebbene, quegli ero io, che andavo in apnea da piazza delle Erbe a piazza Broletto a piazza Sordello o viceversa e cercavo una maniera educata di soffiare il naso (mio) e stringere mani (altrui) disponendo esclusivamente di due mani e di un naso solo, che però valeva per quattro. Così la mia memoria del mio primo Festivaletteratura è stata limitata dal raffreddore e come tale non va oltre il mio naso, nel vero senso dell’espressione. Resta un simulacro vago e distante della mia perorazione in favore della clausura di fronte a Michela Murgia, delle gran pacche sulle spalle che Joe Lansdale assesta da bravo texano, di Paolo Nori che mi ha rivolto un sorriso che me lo ricorderò finché campo, nonché degli appetibili tortelli di zucca.
Queste righe avrebbero dovuto essere dedicate al sottobosco della spedizione mantovana, per esempio a una giovine che intende piazzare un format rivoluzionario presso Rai5 ma nel frattempo lo racconta a me in spregio alla mia totale estraneità alla televisione, oppure a un’altra giovine che sta cercando di impiantare un sistema di lettori e presentazioni in provincia di Bari, impresa che è simile al voler insegnare il Catechismo ai cinesi perché ci si scontra con una cultura più antica, più potente e pregiudizialmente ostile. Eppure tutto il Festivaletteratura è forse un raffreddore di massa, in cui saltano le proporzioni della percezione collettiva: un po’ perché è raro vedere così tanti autori concentrati in tre piazze, un po’ perché gli eventi costano ergo bisogna valorizzare quanto più gli interstizi all’aperto che sono gratis, ho ricavato l’idea di un grande stupore generale di fronte alla scoperta che gli scrittori siano tridimensionali.
“Guarda, Paolo Nori manda un messaggino!”, si diceva la folla. “Joe Lansdale fa una passeggiata! Antonio Moresco addenta un cornetto!”. Perché, scusate, vive d’aria, Antonio Moresco? È paralitico, Joe Lansdale? Non ha i polpastrelli, Paolo Nori? Magari verrà il giorno in cui la gente si darà di gomito dicendo: “Guarda, Antonio Gurrado si soffia il naso!”. Allora capirò di essere diventato famoso e contagerò tutti più volentieri.
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