Il vescovo irlandese George Berkeley sarebbe fiero di me, se non fosse morto da duecentocinquantanove anni. Per chi ha frequentato liceo e università dopo la riforma Berlinguer, questo Berkeley è il filosofo che si trova sul manuale a mezza strada fra Locke e Hume e di solito non viene studiato perché la fine dell’anno scolastico incombe e il professore è indietro col programma. In più si tratta di poche pagine, sufficienti a esporre la sua teoria cardinale: esse est percipi, ovvero esistere coincide con essere percepiti; se vedo un oggetto, allora esiste; se non lo vedo, non posso dire che esista; per evitare di impazzire al pensiero che gli oggetti (che so, ad esempio il portafogli) svaniscano appena chiudo un attimo gli occhi, posso consolarmi concludendo che l’esistenza continuativa di ogni cosa è garantita dal fatto che Dio continua a guardare tutto, sempre, contemporaneamente.
Ebbene, liberissimi di non crederci, ma non potete fare a meno di Berkeley se volete capire Paolo Bonolis. Su Qwerty, il blog di Tempi.it che recensisce i giornali, è il turno del nuovo Tv Sorrisi e Canzoni.