Finalmente domenica!
Ottava giornata, 21 ottobre 2012
Io continuerò a tenere al Milan anche l’anno prossimo in serie B quindi proprio non capisco il manipolo di grettoni che s’è fatto rimborsare l’abbonamento a San Siro dopo che la società aveva venduto Thiago Silva e Ibrahimovic. Me li vedo costoro al bar, stamattina, a pontificare che loro l’avevano detto e che era meglio se Galliani vendeva al Paris Saint-Germain anche i tifosi. Trent’anni fa, dico, in situazione analoga un atteggiamento del genere sarebbe parso improponibile, oggi è nell’ordine delle cose: ci siamo abituati a voler sfasciare tutto ciò che non funziona e non è un caso che oggidì riscuotano successo i Rottamatori di Renzi, i Formattatori di Cattaneo, gli Scassatori di Maroni e così via.
L’impeto più diffuso su scala nazionale è ora come ora l’azzeramento, che raggiunge vertici inattingibili nel non infrequente caso dei milanisti di destra, che sognano di sistemare le cose in cotal guisa: la Santanché al posto di Galliani, Galliani al posto di Maurizio Pistocchi, Sacchi premier di una grande coalizione che escluda l’Olympique Marsiglia, Sallusti direttore di Forza Milan, Pellegatti in galera, Pato al Grande Fratello (“Ma non lo trasmettono più!” “Appunto”), primarie a novembre per decidere il nuovo allenatore, ritorno alla lira e alla Coppa dei campioni aperta solo alle vincitrici di campionato ma con un’apposita wild card per tutte le squadre che siano state campioni d’Europa sette volte, fondate da un inglese e tifate da Beppe Viola.
A questo punto propongo anch’io una soluzione benché più moderata: lasciare il Milan così com’è (tanto continuerò a tifare anche fra due anni in Mitropa Cup – “Ma non la organizzano più!” “Appunto”) e concentrarmi sul centrodestra, il cui unico possibile leader mi sembra… “Oscar Giannino!”, diranno subito i miei piccoli lettori. No, avete sbagliato: Veronica Pivetti.
L’altra sera infatti ero a teatro e c’era la Pivetti impegnata con Isa Danieli in un avanspettacolo fondamentalista che in sé non era gran cosa ma che mi ha fatto pensare quanto segue. Il problema della politica (come del calcio) in Italia è che negli ultimi vent’anni è diventata sempre più assertiva e sempre meno allusiva: questo ha portato a un progressivo inabissamento stilistico e a un inevitabile imbarbarimento della contrapposizione. Beppe Grillo è volgare perché pretende di dire le cose come stanno ed è ingannevole perché quasi mai la verità coincide col nudo elenco dei fatti; è sempre il contesto che dà senso al testo.
Io non lo sapevo ma invece la Pivetti è proprio brava nel tenere il palcoscenico quando si tratta di essere allusiva anziché assertiva: ovvero quando non deve comunicare un contenuto (cioè recitare) ma creare un’atmosfera che lo lasci intuire, com’è proprio dell’avanspettacolo. Grazie a questo talento riesce a cantare con disinvoltura e senza creare irritazione pezzi che affrontano argomenti scabrosi quali finire a San Vittore o cacarsi addosso a Montecarlo – risultando perfino più convincente di Isa Danieli che cantava in napoletano Vincenzina e la Fabbrica: “Zero a zero anche ieri ’stu Milàn ccà, ’stu Rivera che ormai nun me segna cchiù…”. Fieramente lombardocentrica (di questi tempi, poi) e capace di riscuotere il plauso delle tribù progressiste, la Pivetti mi sembra la persona più indicata a garantire l’equilibrio fra preminenza della macroregione settentrionale e indipendenza dallo straniero. In particolare la Pivetti l’ho trovata sublime nel ripescaggio di un pezzo di Walter Valdi, I Wahha Put-hanga, che in due minuti scarsi riesce a offendere mortalmente e gratuitamente i negher del menga, le donne (siano esse obese o bislunghe), gli impotenti e i cü.
In Inghilterra per una cosa del genere si va in galera, credo. Prima di diventare anche noi come gli inglesi e vivere nell’ossessione di dover far bella figura in salotto, magari potremmo tentare la strada di un avanspettacolo politico fondamentalista e allusivo, in cui non sia disdicevole esprimere in modo ironico ma fermo idee tradizionali politicamente scorrette, né essere consapevoli che non è possibile accontentare tutti né accontentarsi di tutto, né essere orgogliosi di tenere a una squadra che perde. Io, tanto per cominciare, anche se l’avanspettacolo della Pivetti sostituiva all’improvviso Il Dolore di Marguerite Duras con Mariangela Melato, mica ho chiesto indietro al teatro Fraschini i soldi dell’abbonamento.
[L'intervento gemello di Francesco Savio si trova come sempre su Quasi Rete.]