Noi siamo un popolo semplice, che si emoziona perché Eva
Henger si risposa in bianco con rito civile in una chiesa sconsacrata;
figuriamoci se non dobbiamo emozionarci per il porno femminista. Apriamo D di
Repubblica e leggiamo un articolo che inizia: “Il porno rappresenta una parte
importantissima della nostra cultura. Le donne non possono ignorarlo”. Apriamo
l’Espresso e leggiamo un articolo che inizia: “Porno è donna, e la rivoluzione
femminile è in atto”. Su D viene intervistata la regista Erika Lust,
“femminista, sguardo intelligente”, la prima a “restituire dignità artistica a
un genere come la pornografia, da sempre concepito ad uso e consumo degli
uomini, e forse abbrutito proprio da questo”. Sull’Espresso si parla delle otto
creatrici di “Dorcelle”, sito per lei creato sulla piattaforma del
megaproduttore porno francese Marc Dorcel, la cui novità consiste nell’“offrire
film hardcore che vadano incontro ai gusti femminili, rispettino le loro
esigenze e stimolino i loro desideri, senza mai rinnegare l’essenza stessa del
porno”.
E se la differenza non vi è chiara, su Tempi in edicola questa settimana spiego tutto quello che non avreste mai potuto sapere sul porno femminista (e sui thriller senza cadaveri). Ora anche sull'edizione online del combattivo settimanale.