lunedì 29 aprile 2013


Finalmente domenica!
Trentaquattresima giornata, 28 aprile 2013

Proprio ieri pomeriggio, mentre stendevo i calzini, mi interrogavo riguardo al dono della sintesi. Sto organizzando un ciclo di pubbliche letture di classici e avevo trascorso la mattinata a ridurre l’Ulisse di Joyce in un’ora di discorso, partendo dal problema che l’Ulisse consta di circa 700 pagine che coprono un lasso di tempo che va dalle 8 del mattino alle 3 di notte della stessa giornata, per complessive diciotto ore in diciotto capitoli. Ho scartato l’ipotesi di selezionare brani da un unico episodio perché, concentrando tutta la lettura in una determinata ora della giornata, pur godendo dell’effetto tempo reale avrei tradito la complessità dell’opera. Ho scartato anche l’ipotesi di selezionare un brano da ogni capitolo perché avrei avuto a disposizione tre minuti di lettura per capitolo; tre minuti ad alta voce sono una paginetta e la danza delle ore sarebbe diventata insensata oltreché convulsa. Ho scartato infine l’ipotesi di seguire la trama perché essa è talmente diluita che avrei dovuto optare per una lettura pressoché integrale trasformando il reading in sequestro di persona.

Alla fine ho risolto tagliando e incollando pezzi sparsi da alcuni capitoli cercando di inseguire un episodio che desse il senso della trama generale. Se nel corso della giornata descritta il protagonista viene tradito dalla moglie con un impresario musicale e la scena del tradimento non viene mostrata se non per allusioni e sospetti, quindi è  tecnicamente illeggibile; in compenso da vari passi emerge che il protagonista è consapevole della cronica infedeltà della moglie e suppone una più che verosimile lista di amanti dei quali fornisce nome e cognome in ordine di apparizione. Poiché incontra uno di costoro a un funerale, e lo affronta brevemente per avvisarlo che il suo cappello è ammaccato ricevendone un “Grazie” sgradevole, ho preferito selezionare questa scena decorandola con vari momenti nei quali viene incidentalmente adombrato il passato tradimento della moglie col tizio del funerale. Il senso della trama è salvo, spero, benché l’evento chiave non venga mostrato per nulla.

Vale anche per le sintesi delle partite: c’è una grande differenza fra l’usanza ormai invalsa di mostrare spezzoni giustapposti della cronaca originale e presentare un servizio compiuto in cui con le stesse immagini si spiega perché e percome è successo ciò che è successo. Questa contraddizione raggiunge apici inattingibili con le sintesi in cui la Rai, imitando Sky, presenta due minuti di colpi apoplettici del cronista di (poniamo) Atalanta-Bologna senza considerare che, mentre Sky si limita a ritagliare gli eventi chiave di una telecronaca già trasmessa in diretta il cui senso poteva giudicare l’emozione in differita, la Rai ritaglia i medesimi eventi da una telecronaca che sarà tutt’al più trasmessa integralmente tre giorni dopo alle dieci del mattino su oscuri canali a doppia cifra, giustificando molto meno l’urlo straziante per un fallo laterale.

Dice che lo spirito vivifica e la lettera uccide; è vero. In questi giorni sto anche traducendo un libro di Voltaire e per quanto cerchi di serbarmi il più fedele possibile al testo originale, altrimenti la filologia va a farsi benedire, devo altresì ricordarmi che duecentocinquant’anni fa era stato pubblicato con l’intento di divertire il lettore nel complesso, e non di fargli leggere le parole una a una. Quindi, se qualche battuta che nel Settecento funzionava venisse oggi tradotta letteralmente, finirebbe per non far ridere nemmeno Michelle Hunziker; bisogna riscriverle e renderle veloci perché in questi tempi forsennati causino la stessa reazione che nel più posato secolo diciottesimo. Nel caso delle traduzioni il dono della sintesi è fondamentale, è come il q.b. nelle ricette. Umberto Eco diceva che Dumas père aveva allungato a dismisura il Conte di Montecristo poiché veniva pagato un tanto a rigo; di conseguenza, oggi che si pagano i redattori perché un testo non superi la massima brevità possibile al risparmio, il Conte di Montecristo andrebbe tradotto senza superare le duecento paginette.

Anni e annorum or sono il Corriere della Sera lanciò un concorso per chi riuscisse a sintetizzare massimamente i classici dellaletteratura in un sms. Quasi tutti cercavano di ficcare in meno di 160 caratteri tutti gli avvenimenti narrati; esempio un po’ drastico, I promessi sposi, “Renzo e Lucia, dopo varie peripezie, si sposano”. Partecipai anch’io, perché non si vinceva niente. Anna Karenina: “Mi scusi, signora, sa a che ora parte il prossimo treno per Jasnaja Poljana?”. La coscienza di Zeno: “Smetto quando voglio”. Critica della ragion pura: “Facciamo un’ipotesi”. Horcynus Orca: “Giuro, una volta ne ho pescata una grande così!” (vale anche per Moby Dick). Lo stesso Ulisse: “Tesoro, esco a fare due passi”. Finnegans Wake: “Scusa per fvr m rimnd il msg? Nn s cpv veramente un kz”. Ritengo però insuperabile il genio che (in un’altra circostanza, credo sul Sole 24 Ore) così sintetizzò I miserabili di Victor Hugo: “Uscì di galera e sistemò una cosetta”.


[L'altra metà della rubrica, in cui Francesco Savio fa il veggente, si trova come ogni lunedì su Quasi Rete, blog letterario della Gazzetta dello Sport.]