Finalmente domenica!
Trentaquattresima giornata, 28 aprile 2013
Trentaquattresima giornata, 28 aprile 2013
Proprio ieri pomeriggio, mentre stendevo i calzini, mi
interrogavo riguardo al dono della sintesi. Sto organizzando un ciclo di
pubbliche letture di classici e avevo trascorso la mattinata a ridurre l’Ulisse di Joyce in un’ora di discorso,
partendo dal problema che l’Ulisse
consta di circa 700 pagine che coprono un lasso di tempo che va dalle 8 del
mattino alle 3 di notte della stessa giornata, per complessive diciotto ore in
diciotto capitoli. Ho scartato l’ipotesi di selezionare brani da un unico
episodio perché, concentrando tutta la lettura in una determinata ora della
giornata, pur godendo dell’effetto tempo reale avrei tradito la complessità
dell’opera. Ho scartato anche l’ipotesi di selezionare un brano da ogni
capitolo perché avrei avuto a disposizione tre minuti di lettura per capitolo;
tre minuti ad alta voce sono una paginetta e la danza delle ore sarebbe
diventata insensata oltreché convulsa. Ho scartato infine l’ipotesi di seguire
la trama perché essa è talmente diluita che avrei dovuto optare per una lettura
pressoché integrale trasformando il reading in sequestro di persona.
Alla fine ho risolto tagliando e incollando pezzi sparsi da
alcuni capitoli cercando di inseguire un episodio che desse il senso della
trama generale. Se nel corso della giornata descritta il protagonista viene
tradito dalla moglie con un impresario musicale e la scena del tradimento non
viene mostrata se non per allusioni e sospetti, quindi è tecnicamente illeggibile; in compenso da vari
passi emerge che il protagonista è consapevole della cronica infedeltà della
moglie e suppone una più che verosimile lista di amanti dei quali fornisce nome
e cognome in ordine di apparizione. Poiché incontra uno di costoro a un
funerale, e lo affronta brevemente per avvisarlo che il suo cappello è
ammaccato ricevendone un “Grazie” sgradevole, ho preferito selezionare questa
scena decorandola con vari momenti nei quali viene incidentalmente adombrato il
passato tradimento della moglie col tizio del funerale. Il senso della trama è
salvo, spero, benché l’evento chiave non venga mostrato per nulla.
Vale anche per le sintesi delle partite: c’è una grande
differenza fra l’usanza ormai invalsa di mostrare spezzoni giustapposti della
cronaca originale e presentare un servizio compiuto in cui con le stesse
immagini si spiega perché e percome è successo ciò che è successo. Questa
contraddizione raggiunge apici inattingibili con le sintesi in cui la Rai,
imitando Sky, presenta due minuti di colpi apoplettici del cronista di
(poniamo) Atalanta-Bologna senza considerare che, mentre Sky si limita a
ritagliare gli eventi chiave di una telecronaca già trasmessa in diretta il cui
senso poteva giudicare l’emozione in differita, la Rai ritaglia i medesimi
eventi da una telecronaca che sarà tutt’al più trasmessa integralmente tre
giorni dopo alle dieci del mattino su oscuri canali a doppia cifra,
giustificando molto meno l’urlo straziante per un fallo laterale.
Dice che lo spirito vivifica e la lettera uccide; è vero. In
questi giorni sto anche traducendo un libro di Voltaire e per quanto cerchi di
serbarmi il più fedele possibile al testo originale, altrimenti la filologia va
a farsi benedire, devo altresì ricordarmi che duecentocinquant’anni fa era
stato pubblicato con l’intento di divertire il lettore nel complesso, e non di
fargli leggere le parole una a una. Quindi, se qualche battuta che nel
Settecento funzionava venisse oggi tradotta letteralmente, finirebbe per non
far ridere nemmeno Michelle Hunziker; bisogna riscriverle e renderle veloci
perché in questi tempi forsennati causino la stessa reazione che nel più posato
secolo diciottesimo. Nel caso delle traduzioni il dono della sintesi è fondamentale,
è come il q.b. nelle ricette. Umberto Eco diceva che Dumas père aveva allungato a dismisura il Conte di Montecristo poiché veniva pagato un tanto a rigo; di
conseguenza, oggi che si pagano i redattori perché un testo non superi la
massima brevità possibile al risparmio, il Conte
di Montecristo andrebbe tradotto senza superare le duecento paginette.
Anni e annorum or sono il Corriere della Sera lanciò un concorso per chi riuscisse a sintetizzare massimamente i classici dellaletteratura in un sms.
Quasi tutti cercavano di ficcare in meno di 160 caratteri tutti gli avvenimenti
narrati; esempio un po’ drastico, I
promessi sposi, “Renzo e Lucia, dopo varie peripezie, si sposano”.
Partecipai anch’io, perché non si vinceva niente. Anna Karenina: “Mi scusi, signora, sa a che ora parte il prossimo
treno per Jasnaja Poljana?”. La coscienza
di Zeno: “Smetto quando voglio”. Critica
della ragion pura: “Facciamo un’ipotesi”. Horcynus Orca: “Giuro, una volta ne ho pescata una grande così!”
(vale anche per Moby Dick). Lo stesso
Ulisse: “Tesoro, esco a fare due
passi”. Finnegans Wake: “Scusa per
fvr m rimnd il msg? Nn s cpv veramente un kz”. Ritengo però insuperabile il
genio che (in un’altra circostanza, credo sul Sole 24 Ore) così sintetizzò I miserabili di Victor Hugo: “Uscì di
galera e sistemò una cosetta”.
[L'altra metà della rubrica, in cui Francesco Savio fa il veggente, si trova come ogni lunedì su Quasi Rete, blog letterario della Gazzetta dello Sport.]