mercoledì 25 settembre 2013

Se da un dialogo franco ma rispettoso può partire un percorso intellettuale florido, da cui entrambe le parti in causa possono trarre vantaggio, è vero altresì che questo dialogo non è possibile fino a che le due parti non riescano a trovare un terreno comune sul quale confrontarsi e, soprattutto, un linguaggio intermedio sul quale intendersi onde evitare sgradevoli equivoci. Non sempre è facile perché, quale che sia la posizione che si sostiene, risulta spesso difficile - quanto meno per abitudine - abbandonare l'argomentazione consueta, magari un po' ritrita. L'alternativa è allora incontrarsi in una soluzione di compromesso in cui scambiarsi proficuamente forma e contenuto: ad esempio, per dialogare con gli intellettuali non credenti, Bergoglio e Ratzinger hanno deciso di adottare la loro forma, ossia la lettera/articolo sul giornale che racchiude le loro opinioni più preziose, Repubblica. A questo punto è giusto riconoscere che nemmeno il quotidiano di largo Fochetti è rimasto con le mani in mano ed è infatti subito corso incontro operoso alle istanze dei Papi, riconoscendone implicitamente la statura teologica nell'adottare senza indugio il loro contenuto, ossia il lessico evangelico. Ancora non si era spenta l'eco della formidabile lettera di papa Francesco a Eugenio Scalfari che, evidentemente mossa a sincera conversione del cuore, Repubblica ha subito porto Odifreddi, l'altra guancia.