martedì 4 marzo 2014

Domenica ero a Messa al Duomo di Ferrara. L'attenzione dei mormoratori era stata catalizzata dalla lunga lettera che il vescovo Luigi Negri aveva rivolto ai suoi diocesani da lì fino a Comacchio ammonendoli di non lasciarsi abbindolare dalle interpretazioni parziali del pensiero del Papa, perché sono tendenziose e perché (aggiungo io) i sottili distinguo sono la benzina dell'Anticristo. Mica per niente Dante fa dire a un diavolo, in pieno girone dei consiglieri fraudolenti, "Tu non credevi ch'io loico fossi"; a Ferrara però si leggerà poco Dante in quanto attorno a me era pieno di fedeli che sbuffavano e qualcuno se n'era perfino andato a metà lettera, senza aspettare la benedizione che evidentemente era meno importante della protesta o dell'aperitivo.

Io non sbuffavo invece, sia perché mi capitava di essere d'accordo sia perché pensavo ad altro. Stavo guardando il maestoso giudizio universale affrescato nel catino absidale: durante la Messa era illuminato completamente mentre il giorno prima avevo notato che, per risparmiare, a chiesa deserta la luce era concentrata tutta sul Cristo al centro. Per allargarla bisognava infilare l'obolo nell'apposito macchinario. Ora, questo sembrava in contraddizione con quanto il prete aveva appena letto nel Vangelo domenicale: "Non potete servire a Dio e a Mammona". In stretta linea teorica, se dunque avessi voluto servire Dio e non Mammona, anziché infilare l'obolo avrei dovuto sfasciare il macchinario inneggiando al pauperismo protocristiano. Dopo di che però avrei avuto molto da fare per completare il vasto programma poiché a Ferrara il Duomo è calato nella postmodernità: sul fianco destro gli cresce un porticato nel quale alberga negozi turbocapitalisti, di fatto attaccati al corpo della chiesa; e, per quanto mi sia sforzato di non vederci bene, pare proprio che al primo piano del palazzo che per il resto è sede della Curia ci sia una boutique di abbigliamento lussuoso. Mi avrebbero arrestato prima della fine.

Ho fatto bene a non andarmene e ad aspettare la benedizione, per quanto lunga fosse la lettera, perché col segno della croce è scesa su di me una comprensione più profonda. Il fatto che la figura centrale di Gesù fosse sempre illuminata ma che bisognasse pagare di tasca propria per non lasciarla isolata e mettere in luce tutto il resto significava un'ammonizione precisa: Cristo è sempre gratis per tutti ma ricordatevi che l'apparato per sorreggerlo costa, tirchioni, non lasciate che prevalgano le tenebre.