giovedì 6 marzo 2014
Nella lista Tsipras non ci sarebbe stato posto per Lucio Mastronardi, cinquant'anni fa. Ho riletto Il maestro di Vigevano e ho notato il dettaglio che il protagonista al juke box sceglie Vecchio frac, canzone su uno che si butta nel fiume esattamente come avrebbe fatto Mastronardi, nel 1979, al Ticino. Ho riletto Il meridionale di Vigevano e ho notato il dettaglio dell'ostessa che parla ai clienti "con rancore", sentimento tipico assoluto dei commercianti pavesi - non tutti, per fortuna, ma ci ho messo qualche anno a individuare quelli giusti. Ho riletto Il calzolaio di Vigevano e ho scoperto che era dei tre il romanzo preferito da Italo Calvino, nome che sarebbe stato perfetto per la lista Tsipras se solo non fosse morto. Calvino spiegava che la tenuta del Calzolaio dipendeva dalla logica del "dané fanno dané", una logica universale che a suo dire serviva a sceverare la Vigevano reale dalla Vigevano romanzesca rendendo quest'ultima non più singola città concreta della provincia lombarda ma "immagine dell'Italia, di trent'anni di storia della società italiana". Mah. Alberto Asor Rosa, un nome che sarebbe perfetto per la lista Tsipras ed è pure ancora vivo, la pensava uguale e riteneva che Mastronardi, intitolando ossessivamente i propri romanzi a Vigevano, nei propri romanzi non intendesse rappresentare Vigevano bensì "la società capitalistica". Doppio mah: non credo proprio che Mastronardi avesse preso in considerazione e poi scartato i titoli Il maestro della società capitalistica, Il calzolaio della società capitalistica e Il meridionale della società capitalistica. Io resto dell'idea che, parlando sempre e solo di Vigevano, Mastronardi intendesse vedere e rappresentare Vigevano, la singola città concreta in cui era sempre vissuto e che dopo averlo fatto suicidare avrebbe patteggiato dedicandogli un convegno. Altrimenti sarebbe stato un nome perfetto per l'espressione di generiche intenzioni fumose e avrebbe trovato posto nella Lista Tsipras anziché buttarsi nel Ticino.