giovedì 5 giugno 2014

Si avvicina il ballottaggio per il comune di Pavia e continuo a venire fermato per strada da persone che mi chiedono di votare per Massimo Depaoli, candidato di centrosinistra. Quando poi spiego che non risiedo a Pavia e quindi non voto, mi viene chiesto di convincere altre persone a votare per lui facendo leva su alcuni fattori essenziali: conosco Depaoli, so che è una brava persona, è competente e mi sta pure simpatico. Qualcuno - non farò nomi - ha aggiunto che lo si può votare perché è espressione di Legambiente anziché del PD.

Non avevo motivi specifici (residenza a parte) per declinare la proposta che mi veniva avanzata; fino a che, scartabellando su facebook fra i profili ufficiali dei candidati, non scopro che grossomodo verso le 11 di ieri Depaoli ha pubblicato una foto di un manifesto pubblicitario del suo rivale Cattaneo affisso nei pressi del Ticino, su un supporto non meglio identificato che a quanto pare non era destinato alla campagna elettorale. Capita, si è sempre fatto in tutti i comuni con tutti i colori e inutilmente, in quanto presumo che ciò non abbia mai spostato un voto; Depaoli però ha commentato la foto sostenendo che dispiace vedere manifesti del sindaco in carica su spazi non idonei poiché "la legalità parte dalle piccole cose, soprattutto per quello che riguarda le istituzioni che sono credibili solo se danno il buon esempio".

Saranno i primi caldi, sarà la lunga campagna elettorale che si avvicina alla stretta decisiva, fatto sta che questa mossa al termine di una brillante propaganda mi sembra controproducente per tre motivi.

1) La legalità non parte dalle piccole cose ma dalle grandi. San Tommaso diceva che piccoli peccati servono a evitarne di maggiori; i sindaci inoltre dovrebbero concentrarsi sulle grandi cose, perché poi il tempo inevitabilmente ridimensiona l'efficacia della loro azione politica e quindi, se partono dalle minuzie, finiscono nell'insignificanza.

2) Appunto perché le istituzioni devono dare il buon esempio è meglio evitare che venga tracciata una linea netta fra ciò che si può e non si può fare. Così ci si perde in distinzioni millesimali fra bene e male degne del miglior protestantesimo quando invece la zona grigia è necessaria: ci sono cose che non si devono fare, cose che è meglio non fare, cose che sarebbe il caso di fare, cose che è necessario fare e cose francamente indifferenti. Chiudere un occhio sul meno serve a concentrarsi sul più. Un luogo in cui tutto è pubblicamente vietato finisce per essere un luogo in cui tutto è permesso di nascosto.

3) Ho ragione di credere che non sia il sindaco in carica ad andare nottetempo ad attaccare i propri manifesti lì dove non si può; la critica di Depaoli confonde candidato e sostenitori anzi fa di peggio, sottintende che chi è con lui sia bravo, legale, pulito e chi è contro di lui sia un gaglioffo, un delinquente, un brigante che appena vede un muro cede all'istinto belluino di affiggerci un manifesto pro-Cattaneo. Grave errore strategico. Se ho ben interpretato il risultato delle Europee, Renzi ha fatto finalmente vincere il PD proprio perché ha rinunciato al tradizionale slogan della sinistra, che recitava "Noi, gnè gnè gnè, siamo migliori di voi".