giovedì 10 luglio 2014

Maracanazo
da Pavia, Olanda-Argentina

"Le donne", inizia a dire qualcuno mentre termina la semifinale, ma lì per lì non ascolto come va avanti e mi metto a pensare che avevo avuto questa brillante idea di proporre a Savio di scambiarci l'ordine delle ultime partite del Mondiale così da invertire la parte di tabellone della quale abitualmente parliamo, fermo restando che a lui toccherà comunque commentare la finale così come aveva commentato la partita inaugurale, in segno di rispetto visto che è più grande di me, è un padre di famiglia e ha pure la barba più lunga. E poi, mi ero detto fra me e me, così gli sbologno la partita noiosa, fra squadre che hanno sempre vinto col gollettino di scarto se non stentando a supplementari e rigori, e mi dedico a quella che sembra promettere più spettacolo, il derby del tiro a segno, la rivincita che gli olandesi attendono dal lontano '78 quando io non ero ancora nato ma Savio sì. I più attenti di voi avranno invece notato che la Germania ha vinto 7-1 e Savio ha commentato il Maracanazo assoluto e definitivo, la partita che resterà nella storia del Brasile e dell'universo quando suo figlio avrà un figlio a cui spiegare cos'è il Mondiale mentre io sarò ancora lì a limare la monografia su Voltaire che devo consegnare entro metà luglio, sive settimana prossima. "Le donne", dice quello, "sono come le insegne delle farmacie, che prima s'illuminano solo al centro, poi solo sul contorno, quindi metà sopra e metà sotto, infine tutte intere, lampeggiano due o tre volte, poi si spengono fino al buio completo e ricominciano quando già non ricordi più le tappe del ciclo precedente quindi non puoi determinare se seguano un ordine prestabilito o casuale, e tutto questo al solo scopo di dire: Guarda, sono una donna; esattamente come l'insegna della farmacia fa tutto quel casino al solo scopo di dire: Guarda, c'è una farmacia". Il mio machiavellismo mi si ritorce contro e mi ritrovo dunque a commentare Olanda e Argentina che per due ore piene si lasciano trasportare dall'equilibrio del terrore mentre noialtri restiamo inermi a fissare lo schermo facendo casual banter, chiacchiere vacanti, in attesa che accada qualcosa; e tale è la disperazione che quando verso il settantacinquesimo qualcuno finalmente tira in porta, benché svogliatamente e per onor di firma, noi esultiamo indipendentemente dalla nazionale perché quanto meno qualcuno ha tirato, riuscendo addirittura a svegliarmi di soprassalto. "Uomini e donne", continua quello, "giocano tutta una partita a scacchi, solo che le donne hanno i pezzi della dama e uno o si adegua o rimane disorientato". Olanda e Argentina potrebbero altrettanto non avere i pezzi e giocarsela passando di tanto in tanto una mano sulla scacchiera vuota, oppure potrebbero impostare la partita senza nemmeno portare il pallone, fronteggiarsi a oltranza morendo di tattica in attesa che arrivi lo sfinimento, o l'ordalia, o l'apocalisse. Sembrano due che si sono conosciuti e che magari si trovano anche interessanti ma poi eccedono in prudenti leziosismi e mostrano l'un l'altro quanto sono bravi, impeccabili, e fanno il passaggino indietro e fanno la triangolazione elegante e fanno la difesa in linea e fanno la diagonale equilibrata e fanno tutto quello che è prescritto di fare nel Manuale del calcio di Agostino Di Bartolomei salvo ricordarsi che a un certo punto lo scopo del gioco è che uno attacchi e segni, altrimenti tanto vale. Arrivano i calci di rigore, anziché l'apocatastasi, l'Argentina vince e quello conclude: "Con le donne invece si va avanti fino al golden goal".