giovedì 14 agosto 2014

Ho letto che stasera su Rai Movie va in onda Agorà, il film americano su Ipazia e contro l'intolleranza dei cristiani di grande attualità ora che una donna ha vinto la medaglia Fields per gli studi matematici e che non cessano a Oriente le persecuzioni cristiane a danno dei musulmani. Mi sono ricordato che nell'aprile 2010, quando il film era uscito, avevo scritto per Tempi una recensione preventiva intitolata "L'assassino è sempre monsignore" in cui fra una cosa e l'altra vaticinavo con grande anticipo le dimissioni del Papa. Eccola.

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Martedì 20 aprile, in una bella giornata serena dall’aria ferma e calda, trecento milanesi hanno disertato Parco Sempione per riversarsi nella Sala delle Colonne della Banca Popolare. Avevano piantato un maxischermo per Inter-Barcellona? C’era uno spogliarello? Davano soldi gratis? Meglio, andava in scena uno scontro fra titani mirabilmente sintetizzato dal lancio di Repubblica: “Umberto Eco e Vito Mancuso contro Papa Ratzinger”. Per garantire la pluralità delle posizioni, in rappresentanza di Umberto Eco e di Vito Mancuso erano stati invitati Umberto Eco e Vito Mancuso, mentre in rappresentanza di Benedetto XVI parlava il noto Giancarlo Bosetti, direttore di Reset e convinto assertore del “versante violento, maligno, fanatico di tutte le religioni”. Il dibattito ha messo facilmente tutti d’accordo anche perché si parlava di Agorà, un film che nessuno aveva visto perché sarebbe uscito nelle sale tre giorni dopo. Risultato: il film è un capolavoro, quindi il Papa farebbe bene a dimettersi.

La conseguenza non è stata tratta esplicitamente ma è facile arrivarci. Ipazia, filosofa e matematica vissuta fra IV e V secolo, scopre l’ellitticità delle orbite planetarie e quindi viene assassinata da una squadraccia di fanatici cristiani guidati dal vescovo-ultrà Cirillo. Tre anni fa, ricordava Mancuso, il Papa commemorò san Cirillo dicendo che “governò per 32 anni con grande energia”; perché, si è chiesto Mancuso, il Pontefice non ha detto chiaro e tondo che l’energia fu tale da fare a tocchetti una intellettuale? Benedetto XVI non poteva non sapere, quindi (si presume) va considerato responsabile dell’accaduto.


Grossomodo la pensa così anche Umberto Eco: “È come se si rievocasse Pio XII ignorando il suo atteggiamento nei confronti dell’Olocausto”. A prima vista questo potrebbe sembrare un anacronismo – insomma, per accusare un Papa eletto cinque anni fa di fare lo gnorri sull’Olocausto c’è bisogno di un film sulla tarda antichità? – tuttavia Eco non si lascia spaventare dai dettagli. “Il film è bellissimo a dispetto delle numerose licenze storiche”, come ad esempio che l’ellittica delle orbite planetarie sia stata scoperta da Keplero un migliaio di anni dopo. Queste sbavature, si sa, sono il pepe di ogni film storico, esattamente come il ciclostilato che viene distribuito con grande anticipo sull’invenzione della stampa ne Il gladiatore di Ridley Scott; né tali capziosità devono far perdere di vista l’ammirevole obiettivo principale, ossia accusare i cristiani delle atrocità di cui si sono macchiati nei secoli dei secoli. Dunque non c’è solo quel gran pezzo dell’Ipazia: per facilitare il compito a produttori, critici e Umberto Eco suggeriamo qui di seguito trame per alcuni film in cui piccoli anacronismi aiuteranno a gettare luce sulle malefatte dei cristiani.

Il ritorno di Er Cicuta: Il più controverso dei film sul cristianesimo, ma anche il più duro nel mostrarne le colpe. Socrate, noto filosofo ateo e corsivista di Repubblica, viene accusato di empietà e plagio da monsignor Anito e monsignor Meleto, eminenze grigie della chiesa ateniese, cristiani dall’intolleranza talmente incallita da non voler sentire ragione nemmeno quando Socrate tenta di spiegare loro che si è ancora nel IV secolo avanti Cristo e le cariche ecclesiastiche non sono ancora state inventate.

La vera storia dei promessi sposi: Quel ramo del lago di Como che volge eccetera eccetera offre il setting ideale per la storia di Mondella Lucia e Tramaglino Lorenzo (inteso Renzo), innamoratissimi studenti fuori sede che partecipano all’occupazione dell’Università Statale di Milano. Il crudele cardinale Federigo Borromeo si mette di traverso e manda il suo scagnozzo don Abbondio a intimare al signorotto locale, don Rodrigo, di non celebrare il matrimonio civile fra i due studenti finché entrambi non si siano iscritti all’Università Cattolica del Sacro Cuore. La scena immortale del film ritrae un celebre professore di scienze, del quale non viene svelato il nome, mentre trascorre una notte insonne interrogandosi sull’origine dell’uomo; convertitosi repentinamente al darwinismo più spinto, abbandona l’insegnamento per trascorrere il resto dei suoi giorni dondolandosi al ramo di un banano.

Emma: Dal meno fortunato romanzo di Jane Austen, una pellicola che mostra l’infinito coraggio di una donna single che ama non solo favorire gli incontri fra coppie sempre nuove ma anche decidere come e quando devono abortire. Per mettere in pratica con maggior profitto le proprie benefiche vedute radicali, Emma si candida alla presidenza della regione Yorkshire ma viene sconfitta dal brutale intervento delle truppe pontificie, che per eccesso di becero maschilismo le contrappongono un’altra candidata di sesso femminile. Quest’ultima vince le elezioni contro ogni pronostico ed Emma, ormai tornata alla propria tranquilla vita di campagna da leader dell’opposizione regionale, capisce che per meglio difendere gli interessi dello Yorkshire le resta una sola possibilità: autoesiliarsi nel proprio misero seggio di vicepresidente della Camera dei Lord.

300: Altrettanti valorosi cittadini modello, amanti della sapienza e sprezzanti del pericolo, decidono di trascorrere un paio d’ore presenziando a un dibattito fra Umberto Eco e Vito Mancuso. Non sanno che la tragedia è dietro l’angolo. Un manipolo di fanatici capeggiati da frate Rainiero Cantalamessa irrompe nella Banca Popolare di Milano e fa scempio della Sala e delle Colonne. Vito Mancuso viene arso vivo insieme a numerose e introvabili annate de l’Espresso. Umberto Eco viene condannato a guardare Inter-Barcellona, completamente immobilizzato, mentre l’edizione del 1540 del De Pyrotechnia di Vannoccio Biringuccio viene posizionata di fianco allo schermo ma a distanza tale che lui possa vederne le pagine ma non distinguerne i caratteri. Quanto al pubblico, tutti e trecento, giovani e forti, sono morti; viene risparmiato il solo Giancarlo Bosetti perché, nonostante si affanni a rivendicare di essere direttore di Reset, nessuno riesce a riconoscerlo.