lunedì 18 agosto 2014

E adesso che gli Europei di Atletica sono finiti come faremo a sopravvivere ad agosto senza lo stream of consciousness di Franco Bragagna? Commemoriamolo con un pezzo che avevo scritto per Quasi Rete a margine dei Mondiali in Russia: è passato un anno ma tanto è sempre lo stesso.

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Tutti prendono in giro Franco Bragagna per il tumultuoso accavallarsi di concetti nelle sue telecronache; è un alternarsi di nozioni infinitesimali e metafore friedrichiane, lampi e cantonate, spoonerismi, raggiri di parole e dissociazioni d’idee, aneddoti da caminetto che per il succedere di un accadimento più pressante restano in sospeso come un concorrente del salto in alto in attesa che il passaggio dei cinquemilametristi gli sgomberi le corsie per la rincorsa. Bragagna ha reso attuale la minaccia nucleare di trent’anni fa quando ha leggermente considerato che la Russia è una democrazia con un regime tutto suo. Ha mischiato la maschera di ferro ad Andrea Pazienza raccontando dei gemelli Borlée, quattrocentisti belgi: prima ha detto che sono strani perché quando ti aspetti che vada meglio l’uno va meglio l’altro; poi che di due gemelli sciatori si diceva che si scambiassero la pettorina fra una manche e l’altra per ricavarne prestazioni più equilibrate; infine che all’università tutti i gemelli preparano un esame ciascuno e poi vanno a darlo per tutti e due.

Eppure non riesco a immaginare una gara d’atletica senza lo stream of consciousness di Bragagna in sottofondo; non solo: credo che senza Bragagna l’atletica perderebbe di senso se non di mordente. Essa è oramai riconoscibile secondo un univoco codice interpretativo indifferente a seconda di dove si tengano i suoi grandi eventi; è sport cristallino, di misurazioni oggettive, di trasparenza tautologica, di serena geometria. Ha il compito di rammentare all’uomo che l’uomo è un essere che corre, salta e lancia, non un essere che si ricorda le password; il suo variopinto circo, simile a un convegno di specialisti amici che venga riproposto di volta in volta in giro per il mondo, scevra però l’uomo di ogni primitivo estinto di ferinità. Le cronache di Bragagna hanno il fondamentale compito di riportare il caos entro questo recinto di meccanismi regolari; procedendo a scatti, ingarbugliandosi, sovrapponendosi per contraddizione, le sue parole torrenziali sono le banderillas che servono a pungolare l’umanità degli impeccabili atleti e a prepararli alle interviste di Elisabetta Caporale.