martedì 11 novembre 2014

Non a torto ieri mia madre mi ha contattato chiedendomi informazioni sul tipo di bara che desidero, non perché la mia salute stia peggiorando (non sensibilmente almeno, per quanto dopo i trenta sia tutta una china discendente e dopo i quaranta restino solo tasse e malattie) ma perché l'altro giorno avevo dichiarato tutto contento su facebook: "Adesso che Ho visto Maradona è stato recensito sul Guerin Sportivo posso anche morire contento". Che mia madre non abbia un profilo facebook e che dunque si sia con ogni evidenza appoggiata ai servizi segreti della Germania dell'Est è un altro discorso; sorvoliamo. Mi preme piuttosto domandarmi se si possa provare affetto nei confronti di un giornale e maturare un legame duraturo negli anni con un oggetto che, per quanto pieno di parole, è senza dubbio un oggetto e peggio ancora, a differenza di un libro, muta di volta in volta formato e contenuto e autori. Sono sicuro che se si fosse trattato di un sito, di qualcosa di non tangibile, il legame non si sarebbe creato: perché la maniera migliore per dimostrare il mio affetto nei confronti del Guerino consiste nel conservarne le copie che ho comprato dal 1988 (in altri tempi presagivo che me le sarei portate anche nell'oltretomba, dico anche questo a beneficio di mia madre) e quindi nel sottrarre spazio concreto ad altre cose e, in casi estremi, ad altre persone.

Il primo numero del Guerino che possiedo ha ventisette anni ed è lacero, senza più copertina, con figurine (figurine!) attaccate su pagine a caso per quanto provenienti da una stagione calcistica diversa e posteriore; il Guerino in sé è più vecchio, essendo stato fondato nel 1912 ed essendo come tale il più antico settimanale sportivo d'Europa e credo il più antico periodico ancora attivo in Italia. Quando ho scritto con Francesco Savio un libro di metafisica pallonara che si chiamava Anticipi, posticipi avevamo notato che la pubblicazione sarebbe caduta in concomitanza col centenario e avevamo deciso di unirci ai festeggiamenti. Così scrivevamo in una nota al testo:

Quando ci siamo affacciati per la prima volta al calcio la pay-tv era ancora di là da venire e gli unici anticipi e posticipi che potevamo permetterci erano psicologici: il posticipo dell'attesa di poter vedere stampate le foto a colori della settimana calcistica e l'anticipo della trepidazione del momento in cui l'edicolante avrebbe annunciato che dentro il pacco degli arrivi c'era finalmente il Guerin Sportivo. Il nostro immaginario calcistico, così come lo raccontiamo in questo libretto, è nato grazie a questo. Nell'anno in cui celebra il proprio centenario, riteniamo quindi doveroso dedicare Anticipi, posticipi alla gloria del Guerino.

Poi ci siamo evoluti e io mi sono messo a scrivere - su ordinazione di un editore che deve ancora mandarmi quanto meno le cinque copie che mi spettano da contratto - un romanzetto a tema su calcio, Mondiali, Napoli e comunismo. L'ho chiamato Ho visto Maradona e l'ho usato per raccontare il dramma dell'unico adolescente milanista e comunista in una città profondamente e istintivamente maradoniana e democristiana, mettendolo di fronte al duplice sconforto dello scudetto al Napoli e della caduta del Muro di Berlino (il Muro di Berlino, qualcuno l'avrà notato in questi giorni, è caduto venticinque anni fa; e qualcun altro avrà anche notato, dando un'occhiata agli sviluppi dalla Germania, che forse era il caso di tenerlo su). Per riempire le pagine ho dovuto studiare. Così scrivo nella nota a quest'altro testo (annoto un sacco, io):

Questo, volendo, è un romanzo storico; di sicuro ha delle fonti. Eccetera eccetera i servizi firmati della "Domenica Sportiva" andati in onda su Rai Uno fra il 1987 e il 1990 bla bla bla le registrazioni di "Tutto il calcio minuto per minuto" eccetera eccetera. Gli eventi sportivi dell'epoca e più in generale la temperie che li contornava sono stati ricostruiti dai numeri del Guerin Sportivo, allora diretto da Marino Bartoletti.

Quest'annosa pila di giornali inutili e ingombranti, che mia madre ciclicamente voleva farmi gettare via perché non servivano a niente, mi ha per lo meno consentito di mettere su due libri di calcio che magari hanno fatto passare mezz'ora di tempo a tre persone; che poi in senso più lato i due libri non siano comunque serviti a niente è un altro discorso, come gli oscuri legami fra mia madre e la DDR. Muoia pure oggi (io), almeno potrò portarmi in tasca la recensione di Christian Giordano, che è bella e d'impatto perché apre la doppia pagina del Guerino dedicata ogni mese ai libri, e che riproduco qui sotto per consolarmi da solo, ma in bassa definizione per non esagerare.




(Ho anche fatto un Voltaire cattolico sul quale l'influsso del Guerino è stato più contenuto.)