venerdì 13 febbraio 2015
La prossima volta che qualcuno sbraita perché dite "negri" anziché "neri" e magari osa darvi dell'ignorante, tirategli sul naso Il buio oltre la siepe di Harper Lee. La prima edizione italiana del 1962, per la precisione, non solo perché essendo di formato più grande e dorso più rigido di quelle correnti fa più male, ma soprattutto perché in questa pietra miliare dell'antirazzismo è spiegato papale papale che chiamare qualcuno "nero" significa dotarlo di un aggettivo come se fosse un oggetto, mentre essendo lui un essere umano dotato di individualità (e pertanto un sostantivo) va chiamato "negro". Negre sono le persone, nere sono le cose. Questo stabilisce con grande precisione Amalia D'Agostino Schanzer, prima autorevole traduttrice del romanzo ai tempi in cui non c'era Google Translate e persona che della lingua italiana doveva intendersi non poco visto che a lei si deve l'azzeccato titolo della nostra versione - sicuramente meglio della versione letterale "uccidere un passerotto" che rende irraggiungibile l'originale To Kill a Mockingbird. Negri, non neri. 1962, non 2015. Editore Feltrinelli, non La Difesa della Razza.