domenica 8 febbraio 2015
Sulle prime ho biasimato i miei occhi per aver guardato di sfuggita sul sito della Gazzetta i commenti immediati al derby di Madrid e averci letto il titolo “L’Atlético umilia Andreotti” quando invece, con ogni evidenza, si trattava dell’allenatore dei blancos e quindi di Ancelotti. Poi ho capito che la mia cornea, la mia retina – insomma quella parte di bulbo oculare che non essendo particolarmente versato in anatomia non so quale sia di preciso – mi ha piuttosto fatto balenare dinanzi al naso il vero motivo della sconfitta epocale, ridicola, patetica del Real Madrid ieri pomeriggio, uno 0-4 al Vicente Calderón che poteva essere ben più largo se si considerano il goal annullato ingiustamente a Griezmann e un rigore per fallo di mano che l’arbitro poteva concedere ai colchoneros anche senza necessità di essere un efferato lettore del Fatto Quotidiano. Il Real Madrid ha perso per equivicinanza. Non so se ricordate i tempi in cui Andreotti se ne uscì con questo mirabile neologismo quando gli domandarono se l’Italia intendesse mantenersi equidistante nei fattacci che separavano gli israeliani dai palestinesi; e lui rispose che l’Italia voleva piuttosto mantenere l’equivicinanza fra le parti, cosa di cui chiunque non viva in una nazione presieduta da un democristiano di sinistra dovrebbe ammettere l’impossibilità non solo a realizzarsi ma anche a concepirsi. Ebbene, al volgere dell’ultimo capodanno il Real ha voluto macchiarsi di equivicinanza mantenendo la superba corona che ne decora lo stemma di club intrinsecamente monarchico (ma il nuovo sovrano Filippo, oltre a sposare le giornaliste tv, tifa colpevolmente per l’Atlético) e al contempo eliminando dalla cima di quella medesima corona la minuscola, quasi impercettibile croce destinata ai Re cattolicissimi. Per non scontentare i finanziatori arabi, naturalmente, che in sé se ne fottono di qualsiasi religione come tutti i servitori di mammona però, volendo vendere il marchio Real nelle loro mezzelune, preferiscono non arrischiare simboli facilmente infiammabili. Così il Real, che poteva approfittarne per rimaneggiare del tutto lo stemma optando magari per l’astrattismo in maniera tale da mettersi al sicuro (la grafica del calcio spagnolo ha molti debiti verso Mirò), ha preferito il colpo al cerchio dell’islamismo che preferisce non vedere croci in giro e il colpo alla botte dei tradizionalisti che ci tengono alla conservazione della corona. L’equivicinanza sembra sempre non costare nulla; invece arriva bene il giorno in cui ti accorgi che non sei più tu e vieni sotterrato da una squadra di pauperisti sponsorizzati dall’Azerbaigian.