Guareschiade, parte seconda.
Ieri, poiché era san Giovanni e alla sera avevo bisogno di divagarmi, mi sono messo a leggere Baffo racconta: è un libro che raccoglie storielle che Giovannino Guareschi aveva sparso su più riviste dal '41 al '60 e che mi era sfuggito quando Rizzoli le aveva trasformate in volume nove anni fa. Mi ci sono messo col malcelato intento di ritrovare pagine nuove dello scrittore che mi piaceva quand'ero bambino, e convinto di rilassarmi con prosa piana e trame semplici. Ora che sono specializzato in faccende complicate, però, mi sono accorto di non rilassarmi affatto perché dietro parole cristalline e limpide scorgo di tutto un lavorio: come se girando la manopola del rubinetto per bere vedessi plasticamente l'itinerario completo dall'acquedotto al mio bicchiere. Per questo credo che chi si disfa dei libri facili ritenendo che siano trascurabili con ogni probabilità è un miserabile cui manca la competenza tecnica minima per intuire che ci vuole molto cesello per farsi capire mentre è facilissimo scrivere difficile. Provate voi a raccontare di un ragazzo che conosce una ragazza con un grosso cane e la corteggia fino a che non ne ottiene l'assenso, del cane intendo; invece a scrivere un trattato sui cani o sull'amore credo che siamo buoni tutti.
[Come siete pignoli a chiedermi perché ho parlato di parte seconda se retrocedendo su queste pagine virtuali non riuscite a trovare il pezzo precedente. E va bene, allora facciamo che la parte prima è il mappazzone che avevo scritto nel 2008 sul mio autore grasso e sentimentale, così avete parecchio da leggere e mi lasciate un po' tranquillo.]