Oggi La Provincia Pavese è in sciopero. Consolatevi col giornalismo d'essai, ossia rileggendo la recensione che dedicai al numero del 5 maggio 2012.
I quotidiani locali possono essere letti in due maniere. La prima è usarli come bollettino limitandosi ad apprendere le notizie del giorno, tutta forma e niente contenuti. La seconda è più frequente e vede l’emersione dietro ogni notizia, in qualsiasi forma venga data, di un sottotesto correlato al fatto stesso che la notizia compaia dal giornale locale in questione anziché altrove. I quotidiani locali patiscono, insomma, la prevalenza del contesto sul contenuto negli occhi di una buona maggioranza di lettori.
Questo spiega perché, quando ho mostrato in giro il titolo de La Provincia Pavese di oggi – titolo serio per una faccenda triste – tutti indistintamente hanno dichiarato che tali «400 insospettabili truffatori» richiamavano un titolo che da tempo immemorabile la leggenda attribuisce alla Provincia: «In 500 contro un albero, tutti morti»; e poco importa che con ogni probabilità non sia mai stato stampato e derivi anzi da qualche barzelletta di bassa lega, sul livello di «Falegname impazzito tira sega a passante».
Pazienza, non c’è niente da fare: lavorare a un quotidiano locale significa dover adeguarsi allo scetticismo, tentando di sconfessarlo oppure, se si è dotati di sense of humour, di cavalcare la tigre.
Vediamo come se la cava la Provincia vera, non quella leggendaria che vive nelle memorie confuse dei suoi lettori/detrattori. Superate le prime nove pagine di notizie dal resto del mondo, la sezione pavese della Provincia inizia con la doppia pagina dedicata da un lato all’economia locale e dall’altro a lettere e oroscopo. La lettera principale, alla quale risponde la direttrice, è un appello a che venga ripristinata l’ora esatta sull’orologio (fermo) dell’antica sede del comune, nella piazza centrale. La logica del lettore (il cui appello già trova in sede di pubblicazioni due altri sottoscrittori, incidentalmente con lo stesso cognome) è adamantina: «Voglio sperare che il comune di Pavia sia propenso a farlo funzionare ancora, perché tale orologio secolare situato proprio sul palazzo del comune di un tempo, nei secoli scorsi scandiva le ore per i pavesi in quanto nei tempi lontani dell’800 ma anche per buona parte del 900, non tutti i pavesi possedevano un orologio. Sicuramente ai giorni nostri non ha più questo scopo, però dato che esiste ed è anche ammirato dai turisti in quanto si tratta di un manufatto molto vecchio che sicuramente avrà un meccanismo ingegnoso che lo fa funzionare», eccetera eccetera.
Segue un’appassionante disputa sull’istituzione del senso unico a Marcignago e l’accorata lettera di una mite e presumo anziana lettrice: «Io sarò orgogliosa di morire sorretta dagli eterni valori fascisti. All’onorevole [omissis] lascio i valori attuali della politica: tangenti, corruzioni, riciclaggio, peculato…». L’oroscopo intanto minaccia la mia illibatezza con un’incursione omosessualista, avvertendo me e tutti i Sagittari dei dintorni che «tra voi e un collega potrebbe nascere presto una bella storia d’amore». Non sorprende che, di conseguenza, «in serata farete molta fatica a prendere sonno».
Poi c'è la doppia pagina sugli eventi programmati in giornata. A Torre d’Isola, «dipinti e vetri d’arte». A Valle Staffora, «il ballo delle quattro province». A Voghera, e non si sa perché solo lì, «la festa della mamma». A Magenta, che è in provincia di Milano, «il mondo degli ungulati». Grande sorpresa a Pavia, che mica per niente è il capoluogo: «Lennon alla Feltrinelli». Da pagina 15 a pagina 37 arriva finalmente la cronaca locale, divisa per sezioni geografiche in Pavia, Pavese, Voghera, Voghera e Oltrepo, Oltrepo, Broni e Stradella, Tortona e Stradella, Vigevano, Lomellina, Mortara e Lomellina, di nuovo Lomellina e basta. Tralasciamo il titolo «Giallo a Chignolo» sotto il quale campeggia la foto di un cinese. Avvertiamo invece gli interessati che «il funerale a Vistarino è vietato al pomeriggio», titolo che avrebbe fatto felice Scerbanenco; a Voghera invece «i detenuti diventano ambientalisti»; a Stradella «La moglie di Vecchioni riceve il premio per la pace». Alle competenti autorità religiose segnaliamo la presenza nell’oratorio di Sannazzaro de’ Burgondi del Mago don Sales, «sacerdote salesiano che anima spettacoli e feste oratoriane. Mago don Sales celebrerà la Messa delle 11 nella chiesa parrocchiale». Chissà la transustanziazione.
Una quinta superiore va in gita in Toscana; una quarta elementare, di più limitati mezzi, nella redazione del giornale stesso; una studentessa universitaria gode di uno stage presso la biblioteca civica Mino Milani di Garlasco; un’altra, forse invidiosa, cade dalle scale: «Paura al Pollini», istituto alberghiero di Mortara. Come nell’incipit de Il complotto contro l’America di Philip Roth, la paura domina queste pagine, un’eterna paura giustificata anche dalla simultanea rivolta degli animali, che prendono in scacco vari siti strategici della zona: «Sannazzaro, altra strage nel pollaio. Nella notte una volpe ha ucciso nove galline e un gallo a Regione San Giuseppe»; «Garlasco, sciame d’api: paura in piazza Garibaldi. L’esperto: non avrebbero punto»; e, soprattutto, «Avvistati tre lupi nella zona di Ruino».
Con tutto il rispetto per la volpe e le api (nonché per le studentesse che cadono dalle scale), questa è la notizia più grossa e preoccupante, che merita di guadagnare la prima pagina. Ci arriva, infatti: i quotidiani locali si occupano dell’infinitamente piccolo e quindi hanno necessità di ingrandirlo; però la Provincia ha pudore, e la sistema in un minibox pallidissimo di fianco alla rutilante pubblicità di una «Scuola di educazione per cani di ogni razza ed età» che impartisce «corsi di agility, retrieving e puppy class» come a suggerire che, qualora i lupi invadessero, si può pur sempre fare un tentativo e iscriverli. L’occhiello che decora la notizia dell’arrivo dei lupi è un capolavoro di sublime understatement: «Qualche timore».